Diane Keaton, l’ironia di un’attrice brillante che viaggiò lontano dagli stereotipi
Quando la si vide per la prima volta, per di più in ruoli comici accanto a Woody Allen, diversi si domandarono se fosse la figlia di Buster Keaton. In realtà Keaton era il cognome di sua madre. Suo padre — tenetevi forte — si chiamava John Hall. Quindi, sì: il suo personaggio in Io e Annie (che in originale si intitola Annie Hall) era un omaggio alla sua vera identità. Per quel ruolo tutti si innamorarono di lei: noi spettatori e l’Academy degli Oscar, che le diede il premio come migliore attrice. Era il 1978. Su YouTube c’è il filmato del suo discorso, è uno dei più brevi della storia. Lei è vestita come un personaggio di Jane Austen e dice solo: “I just would like to say thanks to Woody and to you”, vorrei solo ringraziare Woody e tutti voi. Io e Annie vinse anche come miglior film ma Woody, come tutti ricordano, non c’era, aveva un impegno più importante: era la serata in cui suonava il clarinetto.
In realtà Diane Hall in arte Keaton, morta ieri a Los Angeles a 79 anni, era già nota. Aveva interpretato la fidanzata di Michael Corleone/Al Pacino in Il Padrino. È sul suo sguardo perplesso e impaurito che si chiude il primo film della saga: Michael si sta insediando come nuovo “godfather” e la porta della stanza in cui riceve gli omaggi dei mafiosi si chiude, lasciando la fidanzata Kay fuori, altrove, ignara dei suoi delitti. Ricordare Il Padrino è un modo di affermare che Diane Keaton non è solo la musa di Woody Allen e non è solo un’attrice comica (e più che comica dovremmo definirla “brillante”).
Con Woody Allen ha girato numerosi film a cominciare da Provaci ancora Sam e forse il ruolo migliore, quello in cui la sua ironia appare travolgente, è in Misterioso omicidio a Manhattan. È stato un rapporto quasi simbiotico sul piano artistico, ma un’altra cosa che tutti pensavano all’epoca era che i due fossero compagni nella vita. Non era vero, come entrambi hanno successivamente raccontato: lo furono molto brevemente all’inizio della loro collaborazione, poi sono rimasti grandi amici. Keaton è una delle poche persone nello show business ad aver sempre sostenuto Allen in questi anni difficili.
Piuttosto, è vero che lei e Warren Beatty erano una coppia quando girarono Reds. E quello è un altro ruolo epocale (e un’altra candidatura agli Oscar, stavolta senza vincere). La sua Louise Bryant — la giornalista militante comunista che affianca John Reed durante la rivoluzione bolscevica — è una donna forte, volitiva, convinta delle proprie idee; per certi versi il vero motore politico della storia. Ma aveva già dimostrato di avere molte frecce al proprio arco. Ad esempio, era stata protagonista di un durissimo film di Richard Brooks, In cerca di Mr. Goodbar, in cui interpreta un’insegnante repressa che sfoga la propria sessualità in ripetuti incontri con sconosciuti.
I film sono tantissimi ed è impossibile ricordarli tutti. È invece interessante ricordare che Diane Keaton si è anche cimentata come regista, esordendo nel 1987 con il film Heaven e arrivando a dirigere un episodio di Twin Peaks nel 1991, oltre ad alcuni videoclip; che è stata anche una brava cantante, e non stupisce che abbia fatto parte del cast originale nel primissimo allestimento del famoso hippy-musical Hair; e che ha scritto quattro libri anche pubblicati in Italia, come Fratello e sorella e Oggi come allora, due “memoir” dedicati alla sua famiglia.
È stata un’artista e un’intellettuale — sì, la parola le si addice — eclettica e acuta, nata a Los Angeles e cresciuta in California ma capace di incarnare un tipo di “New Yorker” elegante, stiloso, ironico, simpatico. Oltre che una bravissima attrice è stata un grande personaggio, che con i suoi cappelli e i suoi pantaloni ha segnato anche il mondo della moda. Con lei tutti noi, assieme a Woody Allen, perdiamo una donna che senza averla mai conosciuta abbiamo considerato un’amica.
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