Donald Sassoon: “Non è possibile prevedere la storia”
Donald Sassoon, 78 anni, celebre storico britannico, profondo conoscitore dell’Italia, da sempre vicino ai temi della sinistra, è un intellettuale ideale per commentare quanto ha scritto Alessandro Baricco sul Novecento, questo secolo che non vuole lasciarci, con le sue guerre, privazioni, confini, muri. Fino alla cesura capitale avvenuta con Gaza.
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Perché questo Novecento non vuole lasciarci?
«L’invasione dell’Ucraina è stato un evento campale, perché ci ha fatto ripiombare nel secolo scorso, visto che un attacco simile a un Paese europeo non accadeva dal conflitto in Bosnia. Ma la guerra è una costante di tutti i secoli e a volte ci dimentichiamo delle durissime guerre napoleoniche nell’Ottocento, o per esempio la Guerra civile americana o la rivolta dei Boxer in Cina, fino alle cruentissime guerre in Africa che continuano ancora oggi. Inoltre, abbiamo vissuto solo un quarto del XXI secolo e non possiamo tirare le somme. Per esempio, nel Novecento, dopo il massacro della Prima guerra mondiale si pensava di aver raggiunto una pace duratura in Europa. Invece, non accadde nulla di tutto questo. Ma c’è un’altra cosa che mi ha colpito della riflessione di Baricco».
Quale?
«Il ruolo dell’Europa. Nel Novecento, ma anche nell’Ottocento, il Vecchio continente era al centro del mondo. Oggi non più. Ma concordo con lo scrittore su un fatto: la guerra in Ucraina e l’invasione di Gaza sono un chiaro retaggio del Novecento, perché derivano dalla disgregazione dell’Unione Sovietica e dalla creazione dello Stato di Israele in Medio Oriente».
Eppure, in teoria, staremmo vivendo un secolo di grandi opportunità e progresso, che scavalca confini, convenzioni, barriere. Invece, come gamberi torniamo indietro.
«I vantaggi di Internet sono ben noti. Ma non dovevamo illuderci che, grazie alle nuove tecnologie, avremmo abbandonato il Novecento. Anche l’invenzione della stampa aveva infuso la stessa speranza di comunità, connessioni, istruzione, con la possibilità di terminare incomprensioni e conflitti. Ma non è stato così».
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Baricco sembra accennare a un approccio da “fine della storia”, per dirla con Francis Fukuyama, con una rivoluzione culturale mondiale che innesca cambiamenti irreversibili e l’entrata in una nuova era.
«Premesso che Fukuyama secondo me è stato citato troppe volte a sproposito, le guerre ci sono sempre state e sempre ci saranno. Detto questo, prevedere la storia fa parte della condizione umana ma non ci si azzecca mai. Nessuno aveva previsto un conflitto da milioni di morti nel 1914, in pochi avevano predetto il crollo improvviso dell’Urss, o la crisi finanziaria del 2008 o la pandemia Covid. La storia non si può prevedere, e per questo non sono d’accordo neanche con la visione ciclica di Vico. La storia è fluida, non può essere categorizzata, così come i suoi secoli. Altrimenti, si prendono in considerazione solo gli aspetti che ci fanno comodo, come fanno i politici. Per lo stesso motivo, sono scettico anche su classificazioni come “i valori dell’Occidente”».
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Ma il massacro di Gaza ha già stravolto questo secolo. Perché?
«Gaza è stato un evento capitale perché innanzitutto ha cambiato l’opinione pubblica su Israele. La stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, dopo l’Olocausto, aveva sempre visto con favore lo Stato ebraico, garantendo una certa indulgenza nei suoi confronti nei decenni, anche in occasione di altre guerre o della costante avanzata dei coloni. L’invasione di Gaza, invece, ha smosso molte coscienze, perché Israele ha raso al suolo una terra di due milioni di abitanti, che non hanno mezzi o difese militari. Anche se si tratta di conflitti molto diversi, Gaza è per il XXI secolo come il Vietnam per il Novecento, che allo stesso modo fece crollare l’ammirazione mondiale verso gli Stati Uniti. Tuttavia, l’impatto mediatico di Gaza è stato ancora superiore per via dei social media e delle nuove tecnologie».
E Trump? Che politico è? Per Baricco incarna eccezionalmente i due secoli.
«Di certo è il sintomo che la vecchia politica del Novecento, quella sì, sta morendo. Il precursore, nel rompere gli schemi, fu Berlusconi in Italia. Trump ne è la naturale conseguenza, e non a caso vediamo in Europa partiti storici a rischio estinzione, come quello socialista francese o i conservatori britannici. Anche l’estrema destra di oggi, in forte ascesa, è ben diversa da quella del Novecento, perché molto spesso non vuole instaurare regimi autoritari. In ogni caso, sono saltati tutti gli schemi: non a caso, il Paese che negli ultimi anni ha garantito più progressi economici e di benessere per i suoi cittadini è stato la Cina, di certo non una democrazia».
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