Le tifoserie violente del basket: i precedenti scontri tra ultras

La morte dell’autista del pullman dei tifosi di Pistoia, ucciso da un agguato al bus dopo una partita di A2 da parte di una banda di violenti di Rieti, è uno dei più gravi episodi legati a scontri tra ultras nel basket italiano. Non l’unico, nemmeno la pallacanestro è immune alla violenza di frange delle tifoserie che usano lo sport come pretesto per regolamenti di conti, ma l’agguato di domenica notte ha avuto conseguenze di gravità inedita. Purtroppo non inedita la modalità dell’assalto del pullman.

L’ultimo episodio è avvenuto, poche settimane fa, il 9 ottobre, quando alcuni carabinieri e agenti di polizia, impegnati nel servizio d’ordine alla partita di basket Roseto-Pesaro, sempre di A2, sono stati aggrediti, dopo la partita, con spranghe e sassi al termine della gara da circa 30 persone incappucciate. Una violenza premeditata che per fortuna in questo caso non ha avuto conseguenze, come invece è successo drammaticamente l’altra sera.

Giusto un anno fa, il 15 ottobre 2024, alcuni ultras di Treviso a volto coperto invasero il bus dei tifosi di Mestre prendendoli a bastonate.

A febbraio 2017 a Treviso, i tifosi di casa aggredirono con lancio non di mattoni come domenica ma di petardi e bottiglie il bus dei tifosi di Roseto, colpevoli d’essere gemellati con la nemica Fortitudo. L’intervento della polizia evitò conseguenze gravi.

Nel dicembre 2013 toccò ai tifosi di Pesaro subire l’attacco al proprio bus a Bologna da parte di alcuni ultras Virtus che li colpirono con lancio di sassi e bottiglie: unico ferito un poliziotto.

Episodio con l’aspetto di una vendetta perché tre mesi prima erano stati i tifosi della Vuelle ad aggredire quelli virtussini fuori dal palasport di Pesaro, mandandone tre all’ospedale. Storie di vecchi rancori, che nella maggior parte dei casi si risolvono con sfottò e insulti, ma a volte diventano altro, come nel derby di Bologna che negli ultimi anni s’è giocato poche volte sul campo ma che i problemi d’ordine pubblico più gravi in tempi recenti li ha dati lontano dal parquet.

Era febbraio 2019 quando una trentina di facinorosi riconducibili al tifo Fortitudo aggredirono due giovani, uno virtussino e l’altro scambiato per tale in quanto in sua compagnia, fuori da un locale lontano da palazzo e senza partite di mezzo: il 25enne aggredito perse tre dita della mano per lo scoppio di un petardo, in quattro son stati condannati con pene dai 7 ai 20 mesi.

Altra rivalità che mette in allerta le misure di sicurezza quella tra Virtus e Varese, ultimo episodio grave nel 2018 con una trentina di ultras lombardi vicini agli ambienti di estrema destra che si sono presentati al PalaDozza armati di spranghe e catene arrivando a uno scontro che è finito con un bolognese accoltellato.

Quattro feriti un anno fa a Trieste negli scontri fuori palazzo coi tifosi sempre di Varese.

A Rieti a marzo ci furono già parapiglia tra i tifosi di casa e quelli di Rimini, una frangia dei quali si staccò dal corteo scortato e arrivò a contatto e scontro coi rietini: botte e cassonetti a fuoco, 15 romagnoli denunciati per incendio aggravato.

A maggio rissa per il derby tra Forlì e Rimini con 50 coinvolti, tra tavoli, bottiglie e sedie lanciati per aria. Parlando di Forlì, la vigilia di Pasqua ’96 portò a scontri già sul parquet alla sirena del derby con la Fortitudo, altra storica rivalità. Dieci contusi tra polizia e tifosi ospiti, più l’inquietante striscione forlivese “Myers come Comegys”. Il primo allora giocatore Fortitudo, il secondo un ex al quale avevano sparato pochi giorni prima in Turchia, sopravvivendo per miracolo.

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