Pietro Castellitto è Il falsario: “Quel modo oscuro tra Br e banda della Magliana”

Nel suo libro sui Settanta Enrico Deaglio inquadra il ‘78 come l’anno dei due Toni: Chichiarelli e Manero. Uno è l’icona incarnata da Travolta, l’altro è l’artista e figura ambigua che Stefano Lodovichi racconta in Il falsario, alla Festa di Roma. Un personaggio nodale eppure sconosciuto che ha attraversato la storia del nostro Paese, manipolandone i simboli e le verità.

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Sospeso tra genio e truffa, artista e figura ambigua, Chichiarelli-Pietro Castellitto – nasce nel 1945 a Rignano Flaminio, alle porte di Roma. Fin da giovane dimostra un talento naturale per la pittura e la miniatura. Si muove tra botteghe, corniciai, antiquari, fino a perfezionare una straordinaria abilità nella falsificazione di opere d’arte e documenti.

Il falsario – il trailer

Negli anni ‘70, quando Roma diventa il centro di una tensione continua fra terrorismo, servizi segreti e criminalità organizzata, quel talento lo porta a incrociare i mondi più oscuri: la Banda della Magliana, i servizi deviati, la politica sotterranea. Personaggi che nel film hanno i volti di Edoardo Pesce e Claudio Santamaria. Nel film la storia, con molte licenze, e un tono meno plumbeo dei tradizionali racconti cinematografici, è ricostruita attraverso il rapporto tra tre emici d’infanzia, uno diverrà, brigatista, l’altro prete.

Per il regista Lodovichi «è un uomo del dietro le quinte della Grande Storia, e questa sua ambiguità lo rende attuale. Anche oggi tanti giovani vivono un disinteresse verso la politica e la cosa pubblica». Petraglia sottolinea come Chichiarelli «non era un ideologo o un militante, ma un artista che ha trasformato il suo talento in uno strumento di manipolazione, fino a esserne travolto. Inizia giocando con il falso, ma quel gioco diventa più grande di lui. È un ragazzo pieno di ambizione che finisce intrappolato in una rete di poteri più forti, proprio come l’Italia di allora».

Per Pietro Castellitto «Toni è un avanguardista del falso. Dipingeva quadri fasulli e scrisse un comunicato fake che ha cambiato il corso della Storia. È affascinante pensare a quanto oggi siamo immersi nello stesso meccanismo: viviamo circondati da finzioni, da immagini manipolate, da video generati dall’intelligenza artificiale». Alla fine degli anni Ottanta, Chichiarelli fu trovato morto — ucciso a colpi d’arma da fuoco, secondo le cronache —, anche se la sua morte è avvolta nel mistero. C’è chi ha ipotizzato una vendetta, chi una messinscena, perfino la possibilità che sia sopravvissuto. Riflette Castellitto «attraverso i racconti di Tozzi e di mio padre ho capito che nei ‘70 esisteva un sentimento vivo, la convinzione di poter cambiare la Storia. All’epoca i giovani avevano un futuro da scrivere, oggi sembra già scritto».

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