Da “The Pitt” a “Doc”, quando la serie medical ha effetti collaterali positivi: crescono i donatori

The Pitt, la serie di grande successo in America, “erede” di E.R. non ha solo conquistato 5 Emmy, un boom di ascolti e una seconda stagione. Ha avuto un altro effetto collaterale positivo. Secondo lo studio americano pubblicato dall’Usc Norman Lear Center la serie con Noah Wyle (disponibile su Sky) ha avuto un impatto positivo sul dibattito su temi come la donazione di organi e la pianificazione del fine vita.

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Il centro ha commissionato una ricerca su 1.409 spettatori che ha dato questi risultati: il 26,9% degli intervistati ha dichiarato di essere più propenso a cercare informazioni sulla donazione di organi dopo aver visto la serie, mentre il 17,2% ha affermato di aver condiviso le informazioni con altri. Nella serie tra i tanti casi c’è anche la storia di un anziano i cui due figli non sono d’accordo su quali indicazioni dare ai medici in caso di necessità di rianimazione (la sorella vorrebbe che si intervenisse, il fratello no). Questa storia ha colpito molti degli spettatori e il 38,8% ha affermato che aveva intenzione di approfondire la pianificazione del fine vita, come il testamento biologico o la procura, in seguito a quella storia.

“The Pitt”, la serie da 5 Emmy. Wyle: “Per i medici e gli infermieri che hanno combattuto il Covid”

Non è certo la prima volta che un “medical drama” – come li chiamano gli americani – ha una conseguenza concreta sulla vita di tutti i giorni degli spettatori. L’immaginario cinematografico e seriale si arricchisce nelle persone che si sono appassionate alle storie di medici, infermieri, tirocinanti e anche dei pazienti. In Italia la serie più popolare è sicuramente Doc – Nelle tue mani, ispirata a un fatto vero (la perdita di memoria del dottor Pierdante Piccioni), uscita in pandemia ha avuto un grande successo di ascolti su Rai 1 e infatti prosegue (sono in corso le riprese della quarta stagione che arriverà nel 2026).

Luca Argentero è il protagonista nel ruolo del dottor Fanti che nonostante il trauma vissuto è ancora pieno di risorse e trova sempre la soluzione a ogni malattia, crisi, problema medico. E proprio a lui si è ispirato un ragazzo di quattordici anni che nel febbraio di un anno fa era intervenuto su un uomo che aveva trovato privo di sensi in provincia di Verona. Mentre aspettava l’intervento del 118 aveva eseguito un massaggio cardiaco “come aveva visto fare in tv”, un gesto provvidenziale. Come provvidenziale è stato alcuni anni fa l’intervento di un ragazzo ancora più giovane, un bambino di 7 anni, che ha salvato un suo compagno di classe con la manovra di Heimlich, mentre stava soffocando con un pezzo di pizza. Anche in questo caso il modello era stato una serie tv, il ragazzino infatti aveva visto con il padre un episodio di The Good doctor con Freddie Highmore e aveva memorizzato cosa fare.

Certo si tratta di fatti eccezionali, casi più unici che rari, però c’è un altro effetto che invece è piuttosto diffuso e anche da moltissimo tempo. Ci sono intere generazioni di medici e infermieri che hanno scelto questa professione ispirati da personaggi televisivi, fin dai tempi appunto di E.R. passando anche per cartoon per bambini come Dottoressa Peluche o una serie cult come Grey’s anatomy arrivata alla ventiduesima stagione. La stessa Shonda Rhimes ci aveva raccontato: “Ogni volta che una giovane donna decide di diventare medico perché vedeva Grey’s anatomy è una grande emozione per me, sono stupita del fatto che i fan siano ancora lì vent’anni dopo”.

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