Novembre, il vaccino contro l’influenza non può più aspettare

È novembre e la campagna vaccinale contro l’influenza entra nel vivo: come sta andando? I primi dati, relativi a Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana e Puglia, mostrano una tendenza positiva (fino al 10% in più). A ottobre sono state somministrate, in media, più dosi rispetto all’anno scorso: la copertura vaccinale rispetto alla popolazione generale è ora intorno al 10%, rispetto al 20% totale raggiunto nella scorsa stagione.

Siamo, però, ancora lontani dai numeri che garantirebbero una protezione adeguata alle fasce più fragili. Si moltiplicano, quindi, in questi giorni gli appelli a vaccinarsi da parte delle istituzioni e delle associazioni dei professionisti sanitari, come la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri.

Il picco di diffusione e la protezione

“Conviene vaccinarsi a ottobre o novembre. Il picco di diffusione si verifica, in genere, non prima dell’ultima settimana dell’anno e gli anticorpi iniziano a proteggerci dopo circa due settimane dall’inoculazione”, spiega Fabrizio Bert, direttore del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università di Torino. “La protezione garantita dal vaccino dura fino alla fine dell’inverno”. Dopo un anno, poi, la vaccinazione va ripetuta: i ceppi virali mutano continuamente e rapidamente e le nuove varianti non saranno più riconosciute dal sistema immunitario”.

Questo è un periodo strategico: l’influenza presenta un rischio e un costo significativo, dato che “in tutta Europa, ogni anno, si infetta dal 10 al 30 per cento della popolazione e l’infezione causa centinaia di migliaia di ricoveri”, secondo il ministero della Salute. “Nonostante l’impatto epidemiologico ed economico sia ormai ben noto – aggiunge Bert – la copertura vaccinale contro l’influenza, anche nei soggetti a maggior rischio di complicanze, è quasi ovunque insufficiente rispetto a quanto ci richiede l’Organizzazione Mondiale della Sanità”.

Conosciamo i sintomi dell’influenza, sgradita compagna della stagione invernale: febbre, dolori, tosse e fastidi a livello respiratorio e gastrointestinale. Tipica malattia da virus, si trasmette con tosse, starnuti e saliva, per via aerea o tramite superfici infette, e, in Italia, nella stagione 2024-2025 ha colpito un numero record di persone, oltre 16 milioni. Eppure, molti non sanno che può essere spesso asintomatica e questo aspetto ne facilita la diffusione.

Le persone più esposte

L’influenza – ci ricordano gli specialisti – è un nemico insidioso: chi rischia di più per le complicazioni del virus? I bambini, che hanno un sistema immunitario immaturo; anziani e pazienti con patologie croniche o acute di vario tipo, che hanno un sistema immunitario debole; le donne in gravidanza. Nella settimana di picco dello scorso inverno ha colpito 18 italiani su mille. Nell’ultimo anno 601 italiani, perlopiù non vaccinati, sono stati ricoverati in terapia intensiva per complicanze e i decessi sono stati 134.

Come agire, quindi? I farmaci trattano i sintomi e per proteggere i più fragili si parte da semplici accorgimenti: lavare le mani, evitare contatti con persone contagiate, coprire la bocca se si tossisce o starnutisce. I vaccini sono però fondamentali: dotano l’organismo di anticorpi contro gli effetti e la diffusione della malattia. Secondo il ministero della salute, “immunizzare i bambini tempestivamente, oltre alla popolazione più anziana, può ridurre la trasmissione complessiva dell’influenza e proteggere le persone appartenenti ai gruppi a rischio”. La vaccinazione è in ogni caso raccomandata per tutta la popolazione sopra i sei mesi di età.

L’obiettivo di quest’anno

Un italiano su cinque si è vaccinato lo scorso anno e poco più di uno su due oltre i 65 anni. Nella scorsa stagione meno di un bambino su 10 tra 6 mesi e 6 anni aveva ricevuto la vaccinazione. L’obiettivo di quest’anno è, quindi, di incrementare la copertura per raggiungere come minimo il 75% di vaccinati tra gli ultrasessantacinquenni.

Le Regioni affrontano la sfida tramite i medici di medicina generale e i pediatri, le Asl e in certi casi anche coinvolgendo farmacie e datori di lavoro, oltre che con campagne di comunicazione ad hoc. La vaccinazione è sempre gratuita per le categorie a rischio. Per il resto della popolazione può essere a pagamento in alcune Regioni.

Vaccinarsi è difficile, doloroso o pericoloso? No: la vaccinazione consiste in genere in un’iniezione sul deltoide, muscolo superiore del braccio. Ci si può vaccinare nella stessa seduta anche per altre patologie (Covid ed Herpes Zoster, ad esempio), con inoculazioni separate in zone diverse del corpo.

Sfatare i pregiudizi

Quando, invece, è controindicato vaccinarsi? In caso di allergia o effetti avversi gravi dovuti a precedenti dosi di vaccino o a una componente dei vaccini. Sfatiamo, però, un pregiudizio diffuso: le allergie alle uova non precludono la vaccinazione. In caso di dubbi, comunque, è bene consultare il medico di base. La consulenza medica è necessaria in caso di malattia acuta di media o alta gravità o di disturbi della coagulazione. Cautele specifiche, poi, vanno adottate per il vaccino attenuato trivalente, destinato a chi ha tra 2 e 18 anni.

Come funziona questo prezioso alleato nella lotta contro il virus? La maggior parte dei vaccini contiene virus inattivati, e non può quindi provocare influenza, nemmeno attenuata. Dopo il vaccino possono invece manifestarsi reazioni locali (rossore, gonfiore, dolore), oltre a malessere generale, febbre, mialgie – dopo 6-12 ore, e per 1-2 giorni. Spiega Bert: “Quando il vaccino rischia di essere meno efficace nel proteggere dall’influenza, per esempio nel caso di pazienti con sistemi immunitari deboli o compromessi, è possibile ragionare su prodotti vaccinali con caratteristiche utili a incrementarne l’efficacia. Ad esempio, i vaccini ad alto dosaggio o adiuvati, per i soggetti anziani”.

*Università di Torino

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