La sfida che segna definitivamente l’era nuova del tennis
Dunque a chiusura di una stagione nel segno esclusivo del loro duopolio, Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, numero 1 e 2 del ranking mondiale, s’affronteranno per stabilire chi è il Maestro dei Maestri 2025. Sarà la loro sesta finale dell’anno, l’ottava da quella di Umago nel 2022, che fu la prima. Ma, per quel che mi riguarda, la giornata vive altri momenti eccezionali oltre alle loro vittorie nelle rispettive semifinali. Ve li riepilogo rapidamente, in esclusiva.
Alle 16 mi assicurano che, intervistato da Radio Sportiva, il solito marziano atterrato in corso Sebastopoli per vedere Sinner vs. de Minaur avrebbe risposto così quando, dopo un’ora di gioco, i due sono sul 5 pari: “Un confronto equilibrato, non so chi sia più forte”. Quarantacinque minuti più tardi, di nuovo intercettato all’uscita, Ghrrsuv34-PK avrebbe commentato: “Dominio incontrastato di Jannik, Alex inesistente”. Appena mi riferiscono queste dichiarazioni contraddittorie e quasi lunari, corro fuori a cercare Ghrrsuv34-PK, ma la sua astronave è già decollata, più rapida del tram numero 10 diretto a via Fratelli Carle.
Alle 20.20 arriva in sala stampa la notizia che Donald Trump è appena atterrato a Caselle per raggiungere l’Inalpi Arena. Il presidente avrebbe informato del viaggio via Truth, il suo social personale, durante il volo da Mar-a-Lago all’Italia. Le agenzie di stampa riportano questo testo: “A Torino sta per entrare in campo un FANTASTICO GIOCATORE della MERAVIGLIOSA AMERICA finalmente sottratta ai CATTIVI COMUNISTI del partito democratico” (le maiuscole sono le sue). Cerco immediatamente il post, ma forse è stato cancellato quando gli hanno spiegato, con cautela, che per ora il Canada è indipendente, quindi Auger-Aliassime non può essere considerato un campione a stelle e strisce. Visibilmente contrariato, il futuro premio Nobel per la Pace fa girare in pista – mi dicono – l’Air Force One per rientrare prima di sera in Florida, dove è in programma un incontro con la simpatica Marjorie Taylor Greene. Aggiornato sulla circostanza, Felix si sarebbe agitato, perdendo la concentrazione necessaria per affrontare Carlitos. Al di là dei due episodi, non verificabili e comunque sicuramente marginali, i match di oggi hanno confermato che ci stanno tutti, ma proprio tutti, i settemila o ottomila punti del ranking ATP che separano de Minaur e Auger-Aliassime da Alcaraz e Sinner.
L’italiano contiene nel pomeriggio la sfuriata agonistica dell’australiano per tutto il tempo necessario a illuderlo che un successo sia a portata di mano dopo le dodici sconfitte subite in sei anni. Invece, nell’undicesimo game, Jannik trasforma l’ottavo break point a disposizione e da lì in poi la partita è in discesa per lui. Finisce 7-5 6-2 dopo 113 minuti senza pause. Questa la sua versione: “Beh, ho avuto qualche occasione di break nel primo game, poi ne ho avute altre durante tutto il set. Ma Alex stava giocando un tennis davvero fantastico. Sul 5-5 sono riuscito a fare il break, il che mi ha dato la fiducia necessaria per alzare il mio livello, per colpire anche da fondo con un po’ più di forza. L’inizio del secondo set è stato molto importante perché, dopo un break immediato a favore, diventa più facile servire, più facile muovere la palla”. Poi, per una volta, rivela ai giornalisti qualcosa di tennisticamente personale, nonostante fosse intuibile. Dice: “Tra Vienna, Parigi e qui (i suoi ultimi tornei, tutti indoor, ndr.) ci sono tre scenari diversi, per via delle superfici e delle dimensioni (del fuoricampo e degli stadi, ndr.), però non devo gestire il vento, il sole e altre situazioni. Mi sento semplicemente a mio agio. In queste condizioni trovo il ritmo che mi dà sicurezza, posso colpire e cambiare direzione alla palla con maggiore agio. Credo sia questo il motivo per cui mi piace il tennis al chiuso”.
In serata Alcaraz è per lunghi tratti impressionante, addirittura inviolabile. Impone i propri schemi, macina vincenti da ogni punto della sua metà campo, non ha alcuna pausa. Quando è il suo turno, privilegia il serve-and-volley, non raramente in forma di micidiali palle corte. Al di là della mia scherzosa premessa trumpiana, Auger-Aliassime fa quanto gli è consentito dalla predominanza del giovane murciano, ed è davvero poco. Il primo set vola via veloce, il secondo è più combattuto, ma comunque alla fine Carlitos strappa il break che gli evita inutili lungaggini. Il risultato, 6-2 6-4 in 78 minuti, rispecchia quanto visto dai quindicimila sugli spalti e dalle decine di milioni di spettatori in tv e utenti sul web. Sinner-Alcaraz è la finale che i media, gli sponsor e il pubblico chiedevano. È come il sigillo definitivo della nuova era. Perché sono loro i mattatori, come dimostrano inequivocabilmente le stagioni 2024 e 2025. Domani sera solo uno dei due festeggerà insieme al proprio team. Lo spagnolo poi si trasferirà a Bologna per la Coppa Davis, mentre il numero 1 d’Italia si prenderà un paio di settimane di pausa prima di cominciare la preparazione per gli Australian Open. Da quel momento riprenderà un duello che già adesso è una delle grandi storie del tennis di sempre.
P.S. Sono sicuro che i colleghi di Radio Sportiva, professionisti preparati e sempre rigorosi, non si sono offesi per averli coinvolti nel mio piccolo divertissement di oggi.
Condividi questo contenuto:




