Pacifico: “Un anno e mezzo accanto a Ornella Vanoni, tra ricordi e battute implacabili”

“La voce di Ornella Vanoni è stata, per diverse generazioni, una presenza domestica, intima, quasi familiare, la ricordo accanto a mia madre”: così è stato per Pacifico, pseudonimo di Luigi De Crescenzo, 61 anni, cantautore milanese che, all’indomani dalla scomparsa della cantante a 91 anni, la ricorda con delicatezza e gratitudine in un lungo messaggio. Di Vanoni il musicista è stato amico e collaboratore, lavorando a quattro mani anche all’autobiografia Vincente o perdente uscita nel 2025. Nel 2018 Pacifico si è esibito al Festival di Sanremo, accompagnando Ornella Vanoni e Bungaro nel brano Imparare ad amarsi, classificandosi al quinto posto. Nel 2021 è nuovamente al Festival con il brano fuori concorso, interpretato da Ornella Vanoni, Un sorriso dentro al pianto, composto in collaborazione con Francesco Gabbani e la stessa Vanoni.

Nel giorno della sua scomparsa, Pacifico ha scelto di ricordarla con amore in una lettera: “Ho avuto la fortuna che abbiamo avuto tutti, quella di ascoltarla. I grandi artisti si appiccicano alle persone che amiamo, quelli che ci girano per casa – scrive Pacifico – Ornella stava sulle spalle di mia madre, che affrontava armata di straccio la finestra cantando L’appuntamento, sostituendo il testo con un insistito nananana, per poi scandirlo corretto e a squarciagola sul ritornello, Amore fai presto, io non resistoooo, passaggio cantato con rinnovato vigore per accompagnare il gesto necessario a togliere un alone resistente dalla vetrata”.

Ornella, ricorda ancora il cantautore, “veniva giù dalla radiolina sul frigorifero, appena dopo un notiziario, mentre il caffè risaliva allegro e riempiva la cuccuma, mio padre ignaro del potenziale criminoso dello zucchero, ne versava dentro un paio di cucchiaini abbondanti, mescolandolo al caffè direttamente nella caffettiera. Ornella usciva dalla radio estraibile della Seicento, o della Simca, o della Panda, sempre avuto un debole per le fuoriserie in famiglia. E chissà in quante docce, in quanti abitacoli, in quanti impianti stereofonici gracchianti o ad alta fedeltà c’era Ornella. Per non dire della televisione, o del cinema. Si dice degli artisti ‘era uno di casa’, mi sembra appropriato”. Per Pacifico l’incontro con Ornella Vanoni avvenne davvero. E il loro diventò un legame reale, fatto di lavoro e battute affilate. “Poi ho avuto il privilegio di frequentarla. Un primo incontro anni fa, grazie a Mario Lavezzi, nel suo magnifico appartamento di Largo Treves – rimarca il cantautore – dopo c’è stato un Sanremo insieme, una canzone bellissima scritta per lei con Francesco Gabbani. E infine il privilegio di starle vicino per un anno e mezzo continuativamente, per scrivere la sua biografia. O meglio, come puntualizzava, il suo ‘diario sentimentale'”.

“Mi aspettava, immancabilmente elegante, nel salotto, seduta in poltrona, incorniciata nella finestra – prosegue Pacifico – in quella finestra ho visto le giornate buie già dal primo pomeriggio, l’intermittenza delle luminarie natalizie, che detestava. Poi la finestra l’ho vista aperta due dita, per far entrare la primavera tiepida. E infine di nuovo l’ho vista chiusa, nel tentativo di resistere all’assedio dell’afa. A volte mi accoglieva con un ricordo urgentissimo, ‘scrivi scrivi, che se no lo perdo’. Altre volte era in silenzio, di profilo, mi stupiva, non mi ero accorto di quanto fosse bello il suo profilo. Con gli occhi puntava il muro, lo trapassava e si allontanava. Ogni tanto trovava qualcosa e mi chiamava, io accorrevo e segnavo. Era come stare con una cesta sotto un grande albero capace di spostarsi, che ogni tanto si scuoteva e lasciava cadere frutti”.

“Non mancava mai, in Ornella Vanoni, l’umorismo tagliente e irresistibile. Era notoriamente spiritosissima, di quell’umorismo milanese che avevano perfezionato, intorno ai tavoli di bar e osterie, lei, Jannacci, Gaber e Pozzetto – fa notare Pacifico – la battuta era implacabile, un bisturi, caustica ma mai malevola. Più che altro un ridimensionamento bonario, ‘se, ciao, è arrivato il Maradona'”. Nel suo ricordo Pacifico non dimentica la grandezza dell’artista: “E uno dei ricordi più vibranti che ho, ancora e spero per sempre acceso dentro, è la sua figura, vista da dietro il pianoforte, sul palco di Sanremo. Di tre quarti, le guance con ancora sopra le pugnalate di una lontana acne. Dritta, maestosa, che rovesciava sulla platea quella voce e tutto il teatro, tutto lo champagne, tutta la depressione, tutto il sesso, tutta l’amicizia, tutto il dolore, tutto l’appetito, tutto il divertimento che è stata capace di accumulare”.

“Ornella Vanoni era – conclude Pacifico nella lettera – una combattente. Una donna che non arretrava di fronte a nulla: una spadaccina implacabile e vittoriosa contro avversari che non potevano minimamente tenerle testa, la Noia, il Prevedibile, la Prudenza. Tutti a terra, uno dopo l’altro. Mi infilo nel coro di ringraziamenti. E cercherò, nonostante tutto il mio impaccio, di sostenere fino alla fine il tuo proposito: ‘Non puoi risparmiare nella vita, in amicizia come in amore, non puoi essere tirchio. Se sei al mondo, non puoi non partecipare. Nel fuoco delle passioni bisogna entrarci. E io dell’amore conosco l’ustione”.

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