Agricoltura Bio e SQNPI: i sistemi che guidano la sfida ambientale
L’agricoltura biologica è entrata a pieno titolo in tutte le strategie dell’Unione europea. Non solo come modello produttivo, ma come risposta strutturale alle sfide ambientali, climatiche ed economiche: tutela della biodiversità, salvaguardia delle risorse naturali, qualità dei prodotti e reddito equo per gli agricoltori.
In questo scenario, le certificazioni rappresentano il ponte tra obiettivi e mercato. In Italia, due sistemi convivono e rispondono a esigenze diverse: la certificazione biologica e il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI).
La certificazione biologica si basa sul regolamento europeo 2018/848 ed è il riferimento più avanzato sul piano ambientale. L’obiettivo è contribuire alla tutela dell’ambiente, del clima e a un alto livello di biodiversità, conservando la fertilità dei suoli e promuovendo le filiere corte. Ne deriva il divieto di utilizzo di prodotti chimici di sintesi e Ogm (organismi geneticamente modificati) e l’obbligo di pratiche agronomiche naturali. Le aziende – tra cui produttori di mangimi, operatori vegetali, zootecnici e dell’acquacoltura, aziende di preparazione e vendite online – possono aderire sia in forma singola che di gruppo. La certificazione è continuativa fino a eventuale rinuncia.
Parallelamente si è affermato l’SQNPI, istituito con la legge nazionale n. 4 del 2011. L’obiettivo è ridurre al minimo l’uso di sostanze chimiche di sintesi e razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto di principi ecologici. I vincoli operativi – pratiche ammesse, principi attivi utilizzabili, modalità di fertilizzazione e irrigazione – sono definiti dai disciplinari tecnici di ciascuna Regione. La certificazione SQNPI è volontaria, ha validità annuale in riferimento all’anno di adesione. Le aziende si iscrivono attraverso il portale Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) e, una volta certificate, possono richiedere l’apposizione del marchio SQNPI sui prodotti. Possono aderire, in forma singola o associata, produttori vegetali, condizionatori, trasformatori e distributori (nel caso di prodotti sfusi).
In questo quadro, Valoritalia si posiziona tra i primi enti nel nostro Paese per la certificazione biologica ed è leader nazionale nello standard SQNPI, con oltre dodicimila aziende certificate. Negli ultimi anni ha ampliato l’offerta affiancando nuovi schemi di certificazione, come quelli dei fertilizzanti e del turismo sostenibile.
Sul piano operativo, la certificazione biologica prevede un percorso strutturato: l’azienda deve incaricare Valoritalia per la certificazione, presentare una notifica alla Regione o organo competente e organizzare un sistema di gestione aziendale conforme ai requisiti dell’agricoltura biologica. È previsto un periodo di “conversione”, durante il quale l’impresa applica le regole del bio, terminato il quale potrà commercializzare le produzioni come biologiche. Il sistema prevede verifiche ispettive annuali in azienda e controlli documentali.
Fin da subito lo standard SQNPI ha definito i propri strumenti operativi introducendo la certificazione associata che consente, attraverso un capofila – cooperativa, consorzio o azienda di trasformazione – di certificare gruppi di aziende, riducendo i costi e semplificando la gestione dei controlli. Nella fase post-raccolta sono stati introdotti requisiti ambientali ed etico-sociali, in coerenza con le strategie europee sulla sostenibilità.
Bio e SQNPI coprono esigenze diverse ma complementari delle imprese agroalimentari. Entrambi richiedono modifiche nella gestione aziendale, con il biologico che comporta una maggiore pianificazione dei processi aziendali. I dati di mercato mostrano una lieve crescita delle certificazioni biologiche, mentre le certificazioni SQNPI sono aumentate in modo significativo, trainate soprattutto dai grandi operatori associati.
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