Adriano Sofri: oggi chiedo solo di sapere il nome di quella “fonte non ostensibile”

Caro Merlo,

ho letto dell’ultimo incarico accettato da Luciano Violante, il quale spiegherà la Costituzione nel programma di Diaco per Raidue BellaMa. Quando fui coimputato dell’omicidio di Luigi Calabresi, e si sollevarono dubbi sull’imputazione e sulla conduzione dell’indagine, Violante si dichiarò convinto della mia colpevolezza perché c’era a provarla «una fonte non ostensibile». Interrogato su quale fosse questa “fonte”, disse di non saperlo. Ora, siccome si fa tardi, chiederei a Violante di dire, se non chi fosse la “fonte”, almeno chi lo avesse detto a lui, così autorevolmente da persuaderlo della mia colpa. Al di là della mia antica curiosità, non crede che la questione abbia a che fare col proposito di spiegare la Costituzione?

Adriano Sofri

Non ho alcuna intenzione di “riaprire” il caso Calabresi, né mi spinge a farlo questa piccola posta che pure chiede risposta. E neppure credo che Luciano Violante, il quale da vessillo dell’antico Pci è ora raccontato come simpatizzante di Giorgia Meloni, sia uno dei tanti omuncoli del trasformismo italiano. Rimane infatti il protagonista, più temuto che amato, del lungo e intricato rapporto tra giustizia e politica e tra morale e faziosità, custode opaco e sottile di mille misteri italiani e dunque anche del sapere e non dire, del rivelare nascondendo. Al di là della sua comprensibile “curiosità”, caro Sofri, diventata struggente “siccome si fa tardi” (Violante è del 25 settembre 1941 e lei del primo agosto 1942), penso che avere accreditato — il processo era ancora aperto — il proprio pre-giudizio, quale che esso fosse, con l’autorevolezza di una fonte segreta, “non ostensibile”, non abbia offeso la Costituzione, ma eticamente non è oggi un titolo per insegnarla e illuminarla, tanto più sulla cattedra di Diaco, popolare e di garbo, ma pur sempre compagno di liceo di Meloni.

Francesco Merlo

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