Don Giussani racconta cos’è davvero la felicità
Il volume firmato da Don Luigi Giussani (1922-2005), pubblicato da Libreria Editrice Vaticana, viene presentato il 5 giugno alle ore 19, presso la Sala San Pio X (Via dell’Ospedale, 1 Roma). All’incontro, organizzato dalla casa editrice e da Comunione e Liberazione, intervengono monsignor Rino Fisichella e il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione Davide Prosperi. Saluto introduttivo di Lorenzo Fazzini, responsabile editoriale di Libreria Editrice Vaticana; modera Don Andrea D’Auria, direttore del Centro internazionale di Comunione Liberazione
Il testo tratto dal libro
L’avvenimento è una cosa precisa che si può datare, si può misurare in ore o in giorni: uno, due, tre, quindici, venti. Così, nella nostra vita c’è qualcosa di misurabile come tempo, cronologicamente: una data, un momento, o un periodo (non dico con questa clamorosità esemplare, perché il Signore fa passare per momenti gravi taluni perché siano di esempio e di edificazione per tutti, ma della stessa natura è ciò che tutti noi abbiamo già incontrato), c’è un momento – io dico sempre – con un certo accento.

A volte è appena presentito, ancora confuso, ancora obnubilato: c’è qualcosa da completare, che però è già intuito, perché un avvenimento non può essere un avvenimento umano se non conduce o non traduce o non rivela il rapporto con una persona.Se è un avvenimento, è qualcosa d’altro, implica qualcosa d’altro, e non esiste “altro” per l’uomo se non un “tu”.
Perciò è un’altra persona, inconcepibile, inafferrabile, come quando si dice «Dio». Lasciamo ora stare la parola «Dio», ma il suo contenuto, il qualcosa d’altro per cui questo avvenimento accade, è inevitabile. È un «tu»: si deve andare a finire a un «tu», a una persona. È questo, amici miei, ciò che il cristianesimo ha portato, con lucidità, nel mondo. Una volta un discepolo, un apostolo, ha detto a Cristo: «Continui a parlare di questo Padre, faccelo vedere una buona volta e noi saremo contenti». «È tanto tempo che sono con te e non hai ancora capito, Filippo? Chi vede me, vede il Padre!» (cfr. Gv 14,8-9). Un uomo, un uomo!
Questo, amici miei, è il messaggio, «il» messaggio della storia e del cosmo: Cristo «centro del cosmo e della storia» (Giovanni Paolo II, lettera enciclica Redemptor Hominis). Questo è il messaggio. Perciò questa è l’ingiustizia suprema: che la maggior parte di noi non se ne ricordi, che la stragrande maggioranza degli uomini non lo sappia: «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,11).[…]Quell’avvenimento, quell’incontro è opera di un Altro, non nasce da noi, non è costruito da noi, non noi scegliamo. Quell’avvenimento implica un altro: un Altro!
Non possiamo umanamente concepire “altro” più grande di noi, che ci determini, che ci condizioni, se non è “un” altro, un “tu”. Infatti, la ribellione dell’uomo si capisce da questo, perché di fronte a delle pietre che cadono o a una slavina che ti copre, che ribellione ci potrebbe essere? Questo Mistero è diventato un uomo.
Oh, amici miei, la preghiera deve essere la memoria, dovete immaginarvelo. E ogni immaginazione che avete, ogni immaginazione che vivrete, è una cosa da niente rispetto a quello che fu e a quello che è. A quello che fu: «Nessuno ha mai parlato come questo uomo!» (Gv 7,46), dicevano i soldati mandati per prenderlo. Immaginiamoci la prostituta del marciapiede, con la quale nessun dialogo è stato annotato, ma soltanto il cambiamento profondo; o lo sguardo e la parola detta a Zaccheo, come all’altro segugio di Zaccheo, Matteo, quando, passando, Gesù si ferma un istante e gli dice: «Vieni con me» (cfr. Mt 9,9); o la Samaritana, che si sente letta, squadrata dentro la faccia, letta come se fosse una pagina, come se fosse un libro. «A noi, come già a Maddalena, / il Cristo ri¬sorto si sveli; / c’incontri e ci chiami per nome / Colui ch’era morto ed è vivo. // Ritorni sul nostro cammino, e la Sua Parola c’infiammi» (Inno L’aurora risplende di luce).
Egli ha detto: «Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). È il termine del Vangelo di Matteo: «Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Non ha più consistenza nulla, se non ha valore que¬sta parola. «Ritorni sul nostro cammino / e la Sua Parola c’infiammi: / di nuovo, nel Pane spezzato, / vedremo il Suo volto risorto». «Di nuovo nel Pane spezzato»: in questo gesto comune, nel nostro ge¬sto comune.
Ecco fin dove l’incontro capillarmente si concreta: l’incontro col Mistero, l’incontro con Cristo si concreta capillarmente in quella carne e in quelle ossa, in quelle facce, in quelle voci, in quei temperamenti, in quelle mosse con cui ti ha colpito. Ti ha colpito anche magari facendoti ridere, ma ti ha colpito; perché tu ridi e puoi prendere in giro, e puoi dire: «Non vale niente!», ma, se sei qui, sei stato colpito.
«Al nostro raduno concorde» un Ospite nuovo s’aggiunge: Colui che è tra noi.È questo ciò che ci [fa] impressione: che il valore assoluto, il Mistero che fa tutte le cose, che è diventato un uomo, mi tocca, mi raggiunge, diventa incontro attraverso un punto fisico: quel ragazzo o quella ragazza che mi ha detto una certa cosa, o quel gruppetto di gente con cui sono andato in gita, o quella voce che parlava, o quel gesto compiuto, quell’iniziativa a cui ho partecipato. Dio mio, è un punto infinitamente piccolo, assolutamente infinitesimale!
Il Mistero che fa tutte le cose mi raggiunge attraverso costoro, mi raggiunge attraverso questa compagnia. «Ritorni sul nostro cammino»: ritorna attraverso la nostra compagnia. «E la Sua Parola c’infiammi»: ci tocca, non c’è niente da fare, per quanto miserevolmente detta, in qualunque circostanza, «la Sua Parola» ci tocca, perché nessuno ama la nostra vita come questa voce, comunque sia usata, nessuno – neanche lontanamente tua madre – adempie quello che istintivamente tua madre vorrebbe per te: la felicità.
Condividi questo contenuto: