La nuova frontiera del relax? Meditare davanti a un Rembrandt
Nessun artista del Seicento realizzò così tanti autoritratti come Rembrandt, che usò ripetutamente il proprio volto per mettere alla prova la sua arte. Adesso uno di questi, di proprietà del National Trust, è al centro di un lento tour che girerà la Gran Bretagna partendo dalla sua dimora, l’Abbazia di Buckland nel Devon, con l’obiettivo di migliorare il benessere mentale di chi si ferma a contemplarlo. Sì perché, se nell’era della velocità può essere difficile resistere alla tentazione di correre di museo in museo per ammirare il maggior numero possibile di capolavori (magari documentando il tutto con un selfie accanto alla tela), per gli amanti dell’arte arriva un invito forte e chiaro a rallentare per concedersi uno sguardo più prolungato – con tanto di seduta di meditazione a latere inclusa nell’esperienza – a uno dei grandi autoritratti della storia, che consente di soffermarsi a lungo a contemplarlo.
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Si tratta di Autoritratto con cappello di piume bianche, che il grande maestro olandese dipinse nel 1635, quando si era appena trasferito da Leida (dove era nato nel 1606) ad Amsterdam e aveva iniziato una carriera di successo. Lo vediamo vestito da ricco avventuriero, con indosso un vistoso cappello piumato, un corto mantello di velluto ricamato con ornamenti dorati e gioielli: l’illuminazione è teatrale quanto l’abito, e Rembrandt sembra sperimentare attraverso un gioco di luci e ombre un senso di drammaticità incombente. Il capolavoro è stato scelto per essere ammirato comodamente seduti con una audio guida pensata per aiutare la meditazione.
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La curatrice del National Trust, Amy Orrock, ha spiegato al Guardian come la scelta di un ritratto anziché di un paesaggio per il progetto sia stata a lungo ponderata. «L’approccio dello slow looking è spesso applicato ai paesaggi, ma abbiamo pensato che avrebbe funzionato benissimo con questo dipinto, perché è così meraviglioso, sontuoso e ricco. All’inizio appare piuttosto scuro, ma più tempo ci si dedica e più dettagli emergono dall’ombra. L’artista indossa questo splendido mantello di velluto con un bordo di gioielli, una moneta spagnola al collo e un gorgiera metallica a protezione della gola che brilla. Credo che soffermarsi su questi dettagli sia molto gratificante, e c’è anche una straordinaria enigmaticità nel suo volto. È come se trattenesse qualcosa. Penso che per le persone sia stimolante confrontarsi con quest’opera, perché è come incontrare Rembrandt stesso: c’è un senso di interazione diretta».
Sappiamo che il visitatore medio di un museo o di una galleria dedica appena otto secondi a ogni opera, perché vogliamo avere la sensazione di aver visto tutto e nel minor tempo possibile. Il progetto messo ora in campo dal National Trust vuole invece provare a offrire tanti modi diversi per entrare in relazione con questo quadro. Se i benefici della natura per la salute mentale sono ampiamente riconosciuti infatti, l’auspicio è che immergersi in un Rembrandt possa offrire effetti altrettanto rigeneranti. Nella speranza che questo possa rappresentare una sorta di fuga dalla realtà, un momento per prendersi una pausa. «Si tratta di dare alle persone il permesso di fermarsi e guardare: possono rilassarsi davanti al dipinto per tutto il tempo che desiderano» ha sottolineato la curatrice.
E dalla cantina salta fuori un Rembrandt
Il tour, intitolato Meet Rembrandt: A Slow Looking Experience, prenderà il via a Kingston Lacy, nel Dorset, per poi proseguire a Dunham Massey, nel Cheshire, a marzo 2026, e a Upton House, nel Warwickshire, a luglio dello stesso anno. I visitatori avranno anche l’opportunità di esplorare la storia del dipinto attraverso audio guide con approfondimenti di restauratori, storici dell’arte e persino riflessioni immaginate dello stesso Rembrandt. Ma il punto forte della guida sarà proprio una “meditazione guidata di slow looking”. C’è un gong e una voce rassicurante, ha spiegato ancora la curatrice, che invita a riflettere sul proprio stato fisico mentre si guarda il quadro. Cose come appoggiare entrambi i piedi a terra, fare un respiro profondo, lasciare che lo sguardo scorra liberamente sull’opera. Si tratta semplicemente di concedersi del tempo davanti al dipinto e scoprire cosa ne emerge per ciascuno di noi.
Un’ultima curiosità sul ritratto: firmato e datato 1635, è stato donato al Trust nel 2010, ma la sua autenticità è stata a lungo messa in dubbio da alcuni storici dell’arte che consideravano alcune parti dell’opera di qualità inferiore. Confermata come autentica dall’Hamilton Kerr Institute nel 2014, è stata valutata 30 milioni di sterline.
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