Margherita Hack, chi era la pioniera dell’astrofisica italiana

Chi era Margherita Hack, pioniera della scienza italiana, scomparsa a 91 anni nel 2013? Una donna che ha attraversato il Novecento, riuscendo ad affermarsi un ambiente, quello della ricerca, per secoli precluso alle donne, e una scienziata militante, che amava la divulgazione e l’impegno politico. L’astrofisica fiorentina, che aveva scelto Trieste come città d’elezione, ora raccontata dalla fiction tv “Margherita delle stelle” in onda su Rai 1, era nata a Firenze nel 1922, l’anno della marcia su Roma e dell’avvento del fascismo.

Cristiana Capotondi è l’astrofisica Hack nel film tv ‘Margherita delle stelle’

Il padre, di origini svizzere, antifascista e protestante, fu allontano dall’impiego di contabile per le sue posizioni politiche, poi licenziato. La madre, laureata all’Accademia di belle arti, per supportare la famiglia faceva copie dei quadri degli Uffizi per i turisti. Dopo il liceo classico, si iscrisse prima alla facoltà di lettere, poi a quella di Fisica: in quegli anni conobbe Giorgio Abetti, direttore dell’osservatorio di Arcetri, che fu importante nell’indirizzare la sua passione per le stelle, sia uno studente di lettere, Aldo De Rosa, che sposerà nel 1944, proprio vicino all’Osservatorio di Arcetri. L’anno seguente, nel 1945, si laureò in astrofisica con una tesi sulle proprietà di una classe di stelle variabili, le Cefeidi, in particolare su una stella chiamata FF Aquilae.

Dopo un periodo di lavoro a Milano, in un’azienda di ottica, tornò a Firenze vincendo un concorso per aiuto astronomo. Continuò così le sue osservazioni sulle Cefeidi e sulle stelle di tipo spettrale Be. Assistente della cattedra di astronomia dal 1950, si trasferì per un periodo a Parigi per lavorare con Daniel Chalonge all’Institut d’Astrophysique di Parigi.

Ottenuta la libera docenza nel 1954, cominciò a scrivere una rubrica di divulgazione scientifica per il Nuovo Corriere di Firenze; chiese e ottenne il trasferimento all’Osservatorio di Merate (succursale di Brera), tenendo corsi di astrofisica e di radioastronomia presso l’Istituto di fisica dell’Università di Milano. Nel frattempo faceva ricerca e insegnava anche all’estero, da Berkeley a Princeton, da Città del Messico ad Ankara in Turchia. Nel 1964 vinse il concorso per la cattedra di astronomia all’Università di Trieste, e fu la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia.

Diede vita inoltre all’Istituto di astronomia all’Università di Trieste, divenuto poi dipartimento a partire dal 1985 e diretto da lei stessa fino al 1990. Si ritirò dall’attività lavorativa nel 1997, senza mai smettere la sua opera di divulgazione scientifica. Fu membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Atea militante, per il suo impegno politico alla sua morte il quotidiano Il manifesto la omaggiò con il titolo Stella rossa: fu infatti candidata (ed eletta, ma lasciando il seggio) più volte nelle file del Partito dei Comunisti Italiani.

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