Visitatori in calo ed eccessi woke, la Tate di Londra è sotto accusa

Londra

Colpa della Brexit, del Covid o di essere troppo woke, come accusano i critici? In Inghilterra si è aperto un dibattito pubblico sui musei Tate, ossia Tate Modern, Britain e St Ives (quella di Liverpool è chiusa per una ristrutturazione da 30 milioni di sterline fino al 2027). A lanciare il sasso è stata la direttrice della galassia Tate, Maria Balshaw, che al giornale Art Newspaper ha giustificato il calo dei visitatori dei suoi musei con l’uscita del Regno Unito dall’Ue e ai cambi di abitudini post Covid: «È evidente che si viaggia di meno», ha dichiarato Balshaw, «se abbiamo mantenuto il numero di ingressi pre-pandemia tra i visitatori residenti nel Regno Unito (95%), ciò non è accaduto per quelli internazionali, soprattutto i giovani europei, che ora vengono oltremanica meno spesso per lavoro o studio».

La Tate Modern di Londra compie 25 anni. La direttrice: “Resterà ribelle e antisovranista”

Balshaw fa riferimento a dati eloquenti. La Tate Modern nel 2019-2020 ha registrato 609mila visitatori di età compresa tra 16 e 24 anni, ma questi sono crollati a 357mila nel 2023-24. Nel complesso, i visitatori internazionali delle strutture Tate sono calati del 39% rispetto ai livelli pre-Covid, mentre i turisti dall’Ue verso il Regno pure sono scesi del 10%. Tuttavia, ci sono musei che sono tornati ai livelli abituali di visitatori stranieri, come il British Museum e il Natural History Museum di Londra.

Cosa succede dunque alla Tate? Qualche distinguo. Innanzitutto la Tate Modern, che ha appena celebrato i suoi 25 anni e con 5 milioni di ingressi all’anno, è il museo che va meglio del gruppo (rappresenta il 75% dei 7,4 milioni di visitatori totali all’anno). Secondo i dati 2024 appena pubblicati, ha sì perso il 25% di visitatori rispetto al 2019, ma quello fu un anno particolare, con l’apertura della Blavatnik Gallery e circa un milione di ingressi in più rispetto alla media. Per fare un paragone, anche la National Gallery nel 2024 ha totalizzato 3,2 milioni di visitatori, ossia meno 47% rispetto al 2019. Inoltre, la Tate Modern resta il quinto museo più visitato al mondo dopo Louvre, Musei Vaticani, British Museum e MoMA di New York.

La Tate Modern batte il British Museum

Tuttavia, il gruppo Tate negli anni post Covid ha perso in media 1,6 milioni di visitatori all’anno rispetto alle stagioni pre-pandemia. Ha già annunciato il 7% di taglio di forza lavoro ed è indebitato di circa 9 milioni di sterline nonostante 51 milioni di aiuti di Stato che permettono ai suoi musei di rimanere gratis — mostre temporanee a parte. Ma diversi osservatori, soprattutto i giornali più tradizionalisti e conservatori, non credono a Balshaw. Per loro, vedi il Telegraph, il Times e i tabloid, il problema è la recente deriva woke, ossia ultra-sensibile nei confronti delle minoranze, da parte dei musei Tate, che hanno allontanato pubblico e curiosi: Go woke, go broke, ossia più diventi woke più fallisci, secondo i critici di questa ideologia.

Negli ultimi anni, le gallerie Tate si sono distinte in questo contesto. Nel 2023, alla luce del movimento di protesta Black Lives Matter, l’intera collezione della Tate Britain (quella più tradizionale del gruppo) è stata rivista, con affissioni e appendici inclusive a ogni opera “controversa”, e show come Queer British Art. Per non parlare delle opere censurate e relegate in stiva come The Resurrection, Cookham di Stanley Spencer (1924-7) per la «rappresentazione offensiva» delle persone di colore. Oppure la chiusura del celebre ristorante della Tate Britain per alcuni affreschi di Rex Whistler che raffiguravano ragazzini schiavi.

Ma per Maria Balshaw non è questo il punto. Mentre la direttrice della Tate Modern Karin Hindsbo ha detto a Repubblica in una recente intervista che la galleria non perderà mai il suo spirito inclusivo per «espandere i limiti del canone artistico. Per esempio, promuovere l’arte dei popoli indigeni, vedi quella dell’artista australiana aborigena Emily Kam Kngwarray», appena inaugurata sulla Southbank, a Londra. Ma forse qualcosa sta cambiando. Non a caso, gli highlight della Tate nel 2026 saranno artisti consolidati come Tracey Emin, Frida Kahlo. Mentre il prossimo novembre la Tate Britain ospiterà una grande rassegna su Turner e Constable.

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