Al via il collocamento dei nuovi Btp Più

“Il Btp Più può essere conveniente, ma in finanza nessuno può sapere in anticipo e con certezza se una strategia si rivelerà migliore di un’altra”. Andrea Monticini, docente di Econometria finanziaria dell’università Cattolica, mette le mani avanti prima di tracciare un quadro fatto di luci e ombre su questo nuovo titolo emesso dal ministero del Tesoro. Si parte oggi 17 febbraio fino a venerdì, salvo chiusura anticipata, con l’offerta del nuovo buono poliennale dedicato solo ai piccoli risparmiatori, con durata otto anni ma un’opzione put che dà la possibilità di ottenere il rimborso integrale del capitale versato (o anche solo di una quota) alla fine del quarto anno.

Il Btp Più offre poi cedole nominali pagate ogni tre mesi e nel primo quadriennio rendimenti lordi annui del 2,8%, mentre nel secondo tempo, quasi per una sorta di premio fedeltà, si salirà al 3,6%. Rendimenti minimi che potranno essere rivisti al rialzo sulla base delle dinamiche del mercato. “Parliamo di rendimenti equiparabili a quello di un Btp tradizionale a dieci anni – commenta Monticini – Dunque, il vantaggio è incassare lo stesso, ma impegnando denaro per due anni di meno”. Proprio i rendimenti in crescita sensibile nel tempo sono allettanti, di fronte a un orizzonte dei tassi che, con tutte le incognite del caso, appare in questo momento destinato alla flessione.

Il nuovo Btp Più potrà essere acquistato attraverso home banking, rivolgendosi a banche o uffici postali. “Tra i vantaggi maggiori – commenta l’esperto – c’è proprio la possibilità di incassare l’intero capitale dopo quattro anni. Un’opzione interessante, esercitabile in una apposita finestra temporale tra il 29 gennaio e il 16 febbraio 2029, solo per coloro che acquisteranno il titolo durante i giorni di collocamento”. In questo modo, in caso di nuovo aumento dell’inflazione, il risparmiatore potrà scegliere di chiedere il rimborso mettendosi al riparo da incognite del mercato.

In un periodo di tempo lungo, tutto può succedere. Anche un ritorno dell’inflazione. Tanto, per esempio, dipenderà da cosa farà Trump che ha minacciato dazi. Questi scatenerebbero una guerra commerciale di vasta portata. Ma una parte degli operatori del mercato finanziario crede che si tratti di un bluff, perché metterli per davvero farebbe aumentare l’inflazione negli Usa. “La verità è che nessuno può sapere con certezza – avverte Monticini – Fermarsi al limite del baratro non è mai semplice”.

Con i vecchi Btp a dieci anni, anche in questo caso, si dovrebbe aspettare la scadenza per essere certi di riprendere il capitale investito. E nell’eventualità di dazi, che potrebbero generare nuova inflazione, avere un’opzione put converrebbe. Di contro, secondo il docente, il vulnus dell’offerta ministeriale sta nella minore liquidità del mercato secondario, dove vengono rivenduti i titoli di Stato prima della scadenza. “Proprio perché dedicati solo al segmento retail, eventuali grossi quantitativi, saranno più difficili da essere rivenduti rispetto ad un comune Btp”, racconta Monticini. L’esperto non ritiene poi convenga vendere i vecchi Btp per comprare quelli nuovi. “Il vantaggio è minimo, il gioco non sembra valere la candela”.

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