Attacchi informatici, aziende ancora impreparate a difendersi. L’IA per rispondere
L’IA e le nuove tecnologie per potenziare la cybersecurity aziendale e proteggersi dagli hacker. Una urgenza, anche perché tra le stesse aziende solo la metà si reputa in grado di difendersi dagli attacchi informatici. L’autenticazione e i controlli d’accesso (55% mondiale vs 33% in Italia), la vulnerabilità dei dispositivi (48% mondiale vs 28% in Italia), i sistemi datati e legacy (45% mondiale vs 21% in Italia) e la supply chain e la sicurezza delle terze parti (43% mondiale vs 23% in Italia) sono i punti deboli dai quali gli attacchi possono entrare.
Sono le evidenze del Global Digital Trust Insights 2026, indagine condotta da PwC su 3.887 dirigenti d’impresa e leader di aziende tecnologiche in 72 paesi. Giuseppe D’Agostino, Partner Cybersecurity & Resilience PwC Italia, commenta: “Siamo in un punto di svolta. Le nuove tecnologie e un ecosistema globale interconnesso hanno cambiato radicalmente il panorama delle minacce informatiche. La cybersecurity deve essere integrata nella governance e nei processi aziendali, e nella cultura stessa dell’organizzazione. La resilienza informatica è oggi fondamentale, investire in sicurezza significa non soltanto reagire agli attacchi, ma soprattutto anticiparli e sviluppare capacità previsionali. Le imprese devono dare priorità all’intelligenza artificiale e allo sviluppo delle competenze necessarie, formando e riqualificando i professionisti per affrontare in modo proattivo i rischi futuri”.
La sicurezza informatica diventa urgenza sempre più diffusa anche perché il 27% delle organizzazioni nel mondo ha subito violazioni che hanno superato 1 milione di dollari negli ultimi tre anni, mentre in Italia la percentuale è del 19%. Le più colpite sono le grandi aziende con fatturato oltre 5 miliardi (41%), quelle americane (37%) e del settore TMT (33%).
Alla luce di queste minacce quasi l’80% di aziende nel mondo prevede di aumentare il budget per la cybersecurity nei prossimi 12 mesi, percentuale che però in Italia scende sotto il 70%. L’intelligenza artificiale è la principale priorità di spesa (36% mondiale vs 32% Italia), seguita da cloud security (34% mondiale vs 24% Italia), network security (28% mondiale vs 38% Italia) e data protection (26% mondiale vs 22% Italia). Circa la metà dei responsabili usa l’IA per il threat hunting (48% mondiale vs 32% Italia), mentre circa un terzo si interessa a soluzioni agentiche innovative (35% mondiale vs 32% Italia).
Tra gli ostacoli per le imprese c’è la mancanza di competenze specialistiche. Il 50% di intervistati a livello globale, il 39% in Italia, indica la scarsa preparazione sull’uso dell’intelligenza artificiale per la cybersecurity, seguita dalla carenza di tecnici ed esperti, che riguarda il 41% del campione globale e il 48% di quello italiano.
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