Bce, il mercato unanime: ci sarà taglio dei tassi. Il timore per l’economia pesa più dell’inflazione

MILANO – Mercati e banche d’affari paiono unanimi: il taglio dei tassi della Bce, domani, ci sarà. Difficile il ruolo di governatore ai tempi dei dazi di Trump, ma a giudicare da quel che emerge dalle aspettative prezzate dal mercato e dai report delle banche d’affari, giovedì 17 Christine Lagarde annuncerà il settimo allentamento monetario facendo scendere dal 2,5 al 2,25% il tasso sui depositi.

“La Bce ha un percorso molto più semplice da seguire perché l’inflazione è già arrivata all’obiettivo”, ci ha spiegato Manuela D’Onofrio, Head of Group Investment Strategy di Unicredit nell’ultima puntata di Soldi, il podcast di Affari&Finanza. “Taglierà i tassi, come del resto il mercato sta già prezzando, e potremmo arrivare verso la fine dell’anno con un costo del denaro all’1,5% se non ci sono altri scossoni da un punto di vista macroeconomico”, la sua previsione.

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Inflazione a bada, rischi sulla crescita

Più che il timore che le manovre della Casa Bianca sul fronte commerciale possano far crescere l’inflazione (sono di fatto una tassa su beni di consumo che pagano importatori e consumatori), da questa parte dell’Atlantico pesa la necessità di puntellare l’umore dei mercati finanziari. L’euro ha visto di recente il suo valore salire ai massimi da tre anni – fattore che abbassa i costi delle importazioni nell’area della moneta unica – e non guasta nella valutazione il fatto che gli scenari recessivi abbiano anche abbassato i costi dell’energia (leggi gas e petrolio).

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Se dalla riunione del 6 marzo si era usciti con un sapore da “falco” da parte dell’Eurotower – perché la svolta tedesca sul via libera alle spese pubbliche poteva aprire a una staffetta tra politiche fiscali e monetarie nel ruolo di sostegno alla crescita – “da allora, i dati e gli sviluppi sono stati quasi uniformemente accomodanti e un taglio di 25 punti base giovedì è ormai pienamente scontato dai partecipanti al mercato”, ha scritto in una nota Henry Cook, senior europe economist di Mufg Bank. Tra gli ultmi, la sorpresa al ribasso dell’inflazione di marzo (2,2% su base annua).

Nota Shaan Raithatha, senior economist di Vanguard Europe, che anche i commenti arrivati dai banchieri Bce depongono in favore di un taglio motivato dalle preoccupazioni sul rallentamento della crescita. Escriva: “Alcuni degli scenari peggiori che avevamo individuato si stanno materializzando”, Rehn: “L’ipotesi di continuare a ridurre i tassi in aprile è sostenuta dal materializzarsi dei rischi al ribasso” e Villeroy: “Le tariffe del 2 aprile sono a favore di un taglio imminente”.

François Rimeu, senior strategist di Crédit Mutuel Asset Management, non esclude che rimangano “opinioni divergenti tra “colombe” e “falchi” riguardo ai rischi inflattivi” e che Lagarde, nella sua conferenza post-annuncio, tenga “aperte tutte le opzioni per adeguare di volta in volta le future decisioni di politica monetaria nei prossimi meeting e a seconda dei dati via via disponibili”. Si guarda in questo senso alla riunione di giugno, che sarà supportata anche dalle nuove proiezioni macroeconomiche della Bce.

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Per BofA, dal comunicato della Bce verrà meno il riferimento a tassi “significativamente meno restrittivi” e “potremmo persino sentire che è stata discussa una pausa”.

Le prospettive per la Fed

Se dunque i giochi per questa riunione di Bruxelles sembrano già fatti, e sarebbe davvero una sorpresa un esito diverso da un taglio di 25 punti, la vita pare più dura per il collega di Lagarde, il presidente Fed Jerome Powell: non solo perché Trump lo vuole licenziare, lui che lo nominò nel primo mandato ma ora lo accusa a ogni pie’ sospinto di non tagliare abbastanza i tassi. “Powell non ha ragione di tagliare i tassi in questo momento – il ragionamento di D’Onofrio – perché l’inflazione Usa non è arrivata all’obiettivo, si trova in una fase di piena occupazione e la crescita economica è ancora positiva”.

In sostanza, “a meno di crolli ulteriori dei mercati e spread dell’obbligazionario corporate (il sovra-rendimento delle obbligazioni delle società, meno “sicure”, rispetto ai titoli di Stato, ndr) è difficile che la Fed possa tagliare i tassi prima di giugno quando si avrà più chiarezza sia sul fronte dei dazi che dell’inflazione”.

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