Bonus anziani 2025, 850 euro per l’assistenza domiciliare: come averlo. I rischi di esclusione
Un contributo mensile fino a 850 euro per sostenere le spese di cura e assistenza a casa per gli anziani non autosufficienti: è questa la misura Inps già ribattezzata bonus anziani 2025. L’Istituto ha fornito le prime indicazioni operative sulla cosiddetta Prestazione Universale, introdotta in via sperimentale dal governo Meloni per il biennio 2025-2026.
Buone notizie? Non proprio. Si tratta, sì, di un aiuto riconosciuto agli anziani, ma solo a quelli con un bisogno assistenziale “gravissimo” che, una volta riconosciuto, va ad assorbire il vecchio assegno di accompagnamento. Attenzione alle parole, perché sono importanti. La stretta delimitazione semantica (“gravissimo”) comprime così tanto il campo da rendere l’accesso al sostegno una missione estremamente complicata.
L’idea di una rivoluzione del nostro welfare, con un approccio più home based per gli anziani, aleggia ormai da un po’, almeno da quando si è iniziato a parlare di Pnrr. Ma questa mossa del governo si preannuncia come l’ennesima beffa per gli italiani.
Andiamo con ordine. Vediamo cos’è esattamente questo nuovo aiuto, quali sono i requisiti per averlo, come fare a chiederlo e quali sono le principali criticità.
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Cos’è e come funziona la nuova Prestazione Universale
La Prestazione Universale è una nuova misura economica che, sulla carta, ha lo scopo di promuovere il progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali domiciliari per gli anziani non autosufficienti. Il sussidio, esentasse e non soggetto a pignoramento, viene erogato dall’Inps ogni mese a decorrere dal primo giorno del mese di presentazione della domanda, per due anni, dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026.
Da notare che è alternativo all’indennità di accompagnamento: in pratica, uno sostituisce l’altra, ma chi volesse cambiare idea può sempre tornare indietro, presentando una richiesta di revoca all’INPS.
Chi ne ha diritto: i requisiti
Per poter chiedere il bonus è necessario che l’anziano rientri in specifici requisiti:
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Quanto spetta
L’aiuto si scompone in due: una quota fissa, che corrisponde alla precedente indennità di accompagnamento, e una quota integrativa definita “assegno di assistenza”. L’importo aggiornato al 2025 dell’assegno di accompagnamento è aumentato di 10,26 euro rispetto allo scorso anno ed è pari a 542,02 euro al mese. La nuova quota integrativa invece è pari a 850 euro mensili, nei limiti delle risorse disponibili.
La particolarità è che questo assegno di assistenza va usato per spese specifiche. Serve infatti a sostenere il costo del lavoro di cura e assistenza di un badante, per almeno 15 ore settimanali, con mansioni di assistenza alla persona, regolarmente contrattualizzato.
Oppure, può essere utilizzato per pagare servizi destinati al lavoro di cura non sanitaria forniti da imprese e professionisti qualificati nel settore dell’assistenza sociale non residenziale, come ad esempio servizi di cura e igiene, lavanderia, pasti a domicilio, pulizia della casa, piccole commissioni, ma anche supporto psicologico. L’uso della quota integrativa sarà soggetto a controlli trimestrali e la mancata dimostrazione della spesa comporterà la decadenza dal beneficio.
Attenzione che queste due modalità di spesa sono alternative tra loro: non possono essere utilizzate contemporaneamente all’interno dello stesso mese.
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Come richiederlo e quando fare domanda
A differenza di quanto si potrebbe pensare, l’Isee e le altre rigide condizioni non bastano a far scattare l’automaticità del bonus: serve infatti una domanda specifica che può essere inoltrata esclusivamente online tramite il portale Inps.
Bisogna allegare la Dsu-Dichiarazione Sostitutiva Unica aggiornata per il calcolo dell’Isee, la Certificazione del bisogno assistenziale gravissimo, rilasciata dalla Commissione medico-legale dell’Inps, e la documentazione relativa all’indennità di accompagnamento. Una volta ricevuta la richiesta, l’Istituto di previdenza esegue controlli automatici sui requisiti.
Il nodo del “bisogno gravissimo”
I tempi per chiedere il beneficio al momento sono sconosciuti. Il decreto attuativo che rende operativa la misura è stato firmato dal Ministero del Lavoro ed è in attesa di registrazione presso la Corte dei Conti.
Ma a preoccupare, ora, è il concetto stesso di livello di bisogno assistenziale gravissimo. Questo è determinato sulla base di un doppio criterio: quello sanitario, legato a una condizione fisica insostenibile, e quello sociale, relativo alle condizioni familiari, valutato tramite un questionario di “autovalutazione” che descrive il contesto familiare e socio-abitativo.
Duole constatare che questa riforma del welfare esclude ad esempio gran parte degli anziani affetti da demenza, includendo solo i casi con compromissione “molto grave”. Una mannaia che taglia via ben 1,48 milioni di italiani con forme moderate o gravi, spesso assistiti in casa. Ciò che appare piuttosto certo è che la platea annunciata dal governo di circa 25mila nuovi titolari del bonus anziani è una bellissima utopia.
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