Bpm dopo il no allo sconto danese: “Avanti con l’Opa su Anima”. E il Banco sale al 48,7%

Roma – La decisione era attesa, ma è arrivata al termine di un cda fiume di 7 ore e molto delicato per Banco Bpm. L’istituto milanese andrà avanti con l’offerta pubblica di acquisto su Anima, nonostante la decisione dell’Eba di respingere la richiesta di chiarimento sullo ‘sconto danese’.

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Piazza Meda sperava di vedersi riconosciuto uno sconto di capitale, ma dopo il parere negativo della Bce sul cosiddetto Danish compromise, aveva messo in conto una interpretazione simile dell’Autorità bancaria europea, che è arrivata oggi.

“La questione sollevata è al di fuori dell’ambito del processo di q&a (domande&risposte) e come tale non può essere affrontata tramite un q&a. Questo è un caso – aggiunge l’Eba – in cui la questione tocca profili ed elementi che richiedono una valutazione più approfondita e ampia”. È quanto ha spiegato l’Autorità motivando la propria decisione di non esprimersi sullo sconto danese e respingere la richiesta di Bpm.

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Piazza Meda ha incassato il no europeo e ha deciso di andare comunque avanti con l’opa su Anima, ribadendo il proprio interesse all’operazione.

“Il consiglio di amministrazione della banca ha espresso oggi, all’unanimità, il proprio motivato convincimento sulla forte valenza strategica e finanziaria dell’operazione Anima e ciò a prescindere dal trattamento prudenziale legato al Danish Compromise”, dicono il presidente di banco Bpm, Massimo Tononi, e l’ad Giuseppe Castagna in una nota.

Se il dado è tratto, Bpm ha comunque risposto alla lettera con cui la Bce, lo scorso 21 marzo, ha espresso parere contrario al riconoscimento del cosiddetto ‘sconto danese’, chiedendo “di chiarire le motivazioni sottostanti la posizione espressa dall’Autorità”.

Nella lettera, ricorda l’istituto in una nota, il Banco ha rappresentato “come, a proprio avviso, il trattamento prudenziale” indicato dalla Bce “non risulti coerente con i principi fondamentali sottesi alla disciplina in materia di deduzioni contenuta nel Crr”, ovvero il regolamento europeo sui requisiti patrimoniali, “e alle regole in materia di conglomerati finanziari”. Il confronto con l’Authority, aggiungono da Bpm, è stato intrapreso “a tutela dei propri azionisti”.

Intanto, l’Opa del Banco su Anima raccoglie un altro 0,28% del capitale, attraverso la consegna di oltre 918mila azioni all’offerta. Con le adesioni di oggi sale al 48,7% circa la quota in mano alla banca, inclusi gli impegni di adesione di alcuni grandi azionisti.

Alla finestra rimane Unicredit, impegnata oggi in assemblea, che ha registrato con interesse il parere della Bce e di Eba.

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