Consulenza finanziaria, Conte (Anasf): “Il mondo digitale al nostro servizio”

“Sono contento del fatto che in questa edizione di ConsulenTia siamo riusciti a combinare punti di vista e prospettive, anche non necessariamente orientati agli stessi obiettivi”. È molto soddisfatto Luigi Conte, presidente dell’Anasf, al termine di ConsulenTia24, la manifestazione che nei suoi diversi appuntamenti ha visto la partecipazione di relatori politici, istituzionali, di manager delle reti di consulenza finanziaria come di esponenti della società civile e dello sport. Poiché di Intelligenza Artificiale si è parlato molto nei vari dibattiti, viene naturale chiedere se sistemi che utilizzano l’Ai generativa non possano diventare concorrenti del consulente finanziario. “No, perché la concorrenza nasce dalla completezza e nessuno dei sistemi si può definire completo al punto di poter sviluppare un effetto sostituzione, né noi nei confronti della tecnologia, né il contrario. Sono componenti complementari, ma ancor più credo che siano delle forme vettoriali che si orientano in una direzione comune, comunque evolutiva. Il problema della sovrapposizione, quindi, non si pone, piuttosto sorgono nuove sfide. La prima riguarda la dimensione dell’umanesimo digitale che deve rappresentare una sorta di presidio affinché non ci sia una divaricazione tra natura umana e natura digitale o una sovrapposizione incestuosa che non crei valore ma lo distrugga. C’è poi la dimensione etica di questa migrazione digitale, che in ogni caso avverrà, è un processo ineluttabile”.

Si parla di consulenza non più finanziaria, ma patrimoniale, di mobilitazione del risparmio verso l’economia reale. Tutto questo determinerà un cambiamento della figura del consulente finanziario, del suo modo di lavorare, del rapporto con le società mandanti e anche con il cliente, a cominciare dalle modalità di remunerazione?

“È un cambiamento già in atto. L’integrazione delle professionalità attraverso il lavoro in team consente di offrire un modello di servizio che non è più finalizzato al prodotto, ma alla dimensione ‘terapeutica’ della consulenza, che ha bisogno di competenze diversificate e integrate. Oggi seguire un investitore nelle sue dinamiche complesse determina una serie di esigenze alle quali bisogna poi trovare una soluzione. Il lavoro in team è un primo passo. Le società mandanti si stanno strutturando bene, ma c’è ancora moltissimo da fare. Uno degli stimoli più interessanti emerso nel convegno è trattare il tema digitale come una dimensione di servizio, che ora dovrà mettere al centro l’attività svolta dal consulente finanziario, attraverso strumenti sempre più sofisticati”.

E per quanto riguarda la remunerazione?

“Anche qui sarà un processo naturale che, innanzitutto, marcherà la distinzione tra il costo e il valore del servizio offerto dalla consulenza finanziaria, riconoscendo e valorizzando quest’ultimo aspetto. Auspichiamo che la consulenza finanziaria venga sempre più utilizzata dai cittadini e che la figura del professionista del risparmio venga consultata sempre di più, al pari di un professionista in ambito medico”.

Sono cresciute le masse gestite attraverso le reti di consulenza, ma il numero di consulenti non è cresciuto nella stessa misura. Le reti sono poco inclini ad ampliare gli organici o c’è un’obiettiva difficoltà a reclutare?

“Un po’ entrambe le cose. Noi possiamo immaginare di doverci proiettare verso un futuro nel quale la quantità di investitori serviti sia più ampia e lo possiamo fare grazie a due fattori che possono essere utilizzati simultaneamente. Il primo è rappresentato dalla tecnologia di generazione dei processi, che ci aiuta a liberare tempo e ad aumentare il numero di clienti serviti. Il secondo è l’ingresso dei giovani nella professione, che non deve essere inteso come ricambio generazionale, ma come interazione tra generazioni diverse. Un consulente anziano che continua a lavorare non toglie il posto al giovane, ma può consentirgli di diventare più velocemente un consulente finanziario di valore. Questa interazione tra generazioni si ricollega poi all’interazione generazionale che sta avvenendo nella società: la ricchezza è

detenuta per gran parte da persone ultrasessantenni e anche qui ci sarà un effetto sostituzione, un passaggio di ricchezza a generazioni che parlano linguaggi diversi e che hanno un rapporto diverso con il denaro”.

L’auspicio è che ci sia anche la creazione di nuova ricchezza.

“È il tema del risparmio privato come motore di crescita dell’economia reale. Dobbiamo finanziare l’impresa italiana per fare in modo che il denaro dei risparmiatori, oltre che protetto, venga anche incrementato. Il nostro lavoro è individuare soluzioni capaci di coniugare la ricerca di un sano rendimento con il controllo del rischio e il sostegno all’economia”.

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