Cresce l’utile di Enel 6,5 miliardi nel 2023 Cattaneo alza la cedola
Milano — I risultati 2023 di Enel mostrano un netto miglioramento rispetto a quelli registrati a fine 2022. In pratica l’azienda ha fatturato di meno, 95 miliardi contro i 140 miliardi del 2022 che erano sostanzialmente dovuti all’esplosione dei prezzi dell’elettricità provocati dal post pandemia e dallo scoppio della guerra in Ucraina. Ma a fronte di minori ricavi l’azienda ha guadagnato molto di più, con un margine operativo lordo in crescita dell’11,6% (più 14% a perimetro costante) fino a 22 miliardi e un utile netto salito del 20%, a 6,5 miliardi.
Il piano Enel al 2026: 35,8 miliardi di investimenti, la metà in Italia. Dividendo minimo a 0,43 euro
La cura del nuovo ad Flavio Cattaneo, già illustrata agli investitori a novembre con il piano industriale, sta dunque cominciando a produrre i suoi effetti. La cura prevedeva un progressivo taglio dei costi del valore di 500 milioni di euro, l’incrementate delle produzioni più redditizie in Italia e il blocco di quelle in perdita, come negli Stati Uniti, mercato dal quale l’Enel vuole progressivamente uscire. Nel frattempo si è proceduto a spron battuto con la politica di dismissioni che prevede anche la formazione di joint venture nel settore delle rinnovabili in modo da deconsolidare il debito e avere un maggior ritorno sul capitale investito. «La strategia manageriale e le azioni che stiamo portando avanti mirano ad assicurare la solida traiettoria finanziaria e industriale del gruppo. Abbiamo un chiaro focus sulla generazione di cassa», ha spiegato Cattaneo nella conference con gli analisti finanziari. Infatti la voce Fund from operation (Ffo) che misura il flusso di cassa, nel 2023 è stata pari a circa 14,8 miliardi, registrando un incremento di circa 5,7 miliardi rispetto al 2022 (+63% circa), 3 miliardi oltre il valore massimo raggiunto storicamente da Enel.
Investimenti solo se redditizi: così Cattaneo dà la scossa all’Enel
Il piano di dismissioni, che era stato aggiustato rispetto a quello dell’era Starace, è già stato realizzato al 90%. Nello specifico le dismissioni ammontano a circa 11,5 miliardi: di queste sono chiuse per 3,4 miliardi, firmate per 7 miliardi e in stadio avanzato per circa 1 miliardo. Tenendo conto anche di quelle realizzate dopo la fine del 2023 e di quelle annunciate ma non ancora finalizzate l’indebitamento finanziario netto pro-forma si attesta a circa 53,5 miliardi, circa 2,4 volte l’Ebitda ordinario. Per esempio l’Enel si è recentemente accordata con A2a per vendere le reti che erano di sua proprietà in Lombardia a un prezzo molto vantaggioso, 1,2 miliardi, e questi soldi possono essere reinvestiti al Sud dove rendono di più.
Un altro affare recente riguarda la vendita di una quota pari al 49% del capitale di Enel Libra Flexsys, la società di stoccaggio di energia a batteria: l’incasso è stato di altri 1,1 miliardi. Tutte queste azioni hanno permesso di aumentare il dividendo a valere sull’esercizio 2023 del 7,5% a 0,43 euro per azione, senza attingere alle riserve e senza aumentare il debito. «Un dividendo extra? – hanno chiesto gli analisti a Cattaneo immaginando che i proventi dell’operazione A2a possano essere distribuiti -. Posso solo dire che il valore di questo deal supporta tutto il ritorno per gli azionisti. A fine anno faremo il punto e valutaremo. Vogliamo massimizzare la remunerazione degli azionisti per il 2024».
Cattaneo sta poi cercando di razionalizzare gli ingenti investimenti che l’Enel ha in America Latina. In Argentina ha deciso di non vendere la rete di Buenos Aires dopo che neo presidente Milei ha alzato le tariffe, in Cile e Colombia le reti possedute sono profittevoli mentre il Brasile è ancora in perdita. Stamattina si vedrà come la Borsa recepirà questi risultati annunciati a mercati chiusi.
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