Crescita debole dei consumi e ostacoli alla competitività: l’Ibc chiede interventi istituzionali

L’Ibc (Associazione Industrie Beni di Consumo) lancia l’allarme: le previsioni per il 2025 segnano una debole crescita dei consumi nazionali a prezzi costanti, con un contemporaneo rallentamento del potere d’acquisto. Nello specifico, si parla di un aumento dello 0,8% dei consumi (rispetto al + 0,4% del 2024) e di un incremento del potere d’acquisto limitato allo 0,8%, mentre l’anno prima aveva segnato un 2%.

Numeri non incoraggianti di cui si è parlato all’assemblea di Ibc, che rappresenta un comparto che conta più di 35mila imprese, soprattutto piccole e medie, con un giro d’affari di circa 500 miliardi di euro (di cui 230 miliardi nel settore grocery, ovvero i beni di largo consumo) e con 1,1 milioni di addetti, di cui il 29% solo nel manufatturiero. Il settore è cruciale per il futuro dell’industria italiana, considerando i circa 17 miliardi di euro investiti ogni anno in ricerca e innovazione.

Secondo l’analisi che Ref Ricerche ha condotto per Ibc, le famiglie mantengono un approccio molto prudente e tendente al risparmio (con un’incidenza sul reddito del 9,5%), la qual cosa contrasta con un rilancio della domanda interna. Questi dati vengono confermati dalle ricerche di YouGov, secondo cui la spesa degli italiani è contrassegnata da un massiccio ricorso alle promozioni e al canale discount, oltre a uno “spezzettamento” degli acquisti, sempre più frequenti ma al contempo più ridotti.

“In un quadro geopolitico ed economico all’insegna dell’incertezza le nostre aziende hanno grosse difficoltà ad impostare piani di attività ed investimenti”, commenta il presidente di Ibc, Flavio Ferretti. “Subiamo elevati costi dell’energia, volatilità del prezzo delle materie prime, difficoltà di approvvigionamento. Problematiche che si sommano ai problemi di accesso al credito e all’elevata pressione fiscale, penalizzando la nostra competitività. I dazi? Lanciamo un appello affinché le istituzioni europee e nazionali intervengano per scongiurare un’escalation su vasta scala”, conclude.

Per porre un argine a questa deriva, Ferretti ha sottolineato la necessità di interventi istituzionali al fine di stimolare la domanda interna e sostenere il mondo imprenditoriale. Secondo il presidente di Ibc bisognerebbe andare nella direzione di una semplificazione normativa e di un alleggerimento fiscale per le imprese. L’opposizione a sugar e plastic tax va inquadrata in un’idea di transizione sostenibile per tutti, che non vada quindi a ostacolare la competitività.

Condividi questo contenuto: