Dalla realtà aumentata al social shopping, come sta cambiando l’esperienza d’acquisto

Benvenuti nell’era dello shopping dove il carrello è diventato intelligente, il divano è il nuovo camerino e il camerino il nuovo salotto. Mentre navighiamo in questa rivoluzione retail, dire addio alla vecchia esperienza di shopping non è mai stato così divertente (e leggermente avveniristico).

La rivincita della personalizzazione

Iniziamo con la personalizzazione, che in questo nuovo mondo dello shopping non è solo un servizio, ma un diritto inalienabile dello shopper moderno. Servizi come Stitch Fix ci fanno sentire come se avessimo un personal shopper che, armato di algoritmi e un po’ di magia data-driven, indovina il nostro stile meglio di quanto farebbe la nostra migliore amica. “Sì, grazie, prenderò quel maglione che sembra fatto apposta per me, perché… beh, lo è”.

Realtà aumentata: il trucco c’è ma non si vede

Poi c’è la realtà aumentata (AR), il superpotere che non sapevamo di volere. Con un semplice swipe, possiamo vedere come quel divano tanto desiderato starebbe nel nostro salotto o come quel rossetto cambierebbe il nostro look. Li troviamo da Ikea e da L’Oréal ma la lista si arricchisce ogni giorno.

Omnicanalità: l’ubiquità è servita

Omnicanalità, un termine che suona come qualcosa preso da un manuale di fisica quantistica ma che in realtà significa solo rendere la nostra shopping life infinitamente più comoda. Acquistare un paio di scarpe sul tram e ritirarle in negozio prima che il barista abbia finito di preparare il nostro caffè? Sì, grazie. Retailer come l’americano Target, permettono ai loro clienti di ordinare un caffè, nel caso di Target tramite Starbucks, e ritirarlo sulla via del negozio ma non solo, approfittando della sosta, è possibile restituire quello che non va del proprio ordine online con l’insegna.

Assistiamo, dunque, ad un moltiplicarsi di opzioni per rendere il più possibile “seamless” l’esperienza d’acquisto, che ai nostri occhi diventa una sorta di magia moderna che ci fa chiedere: “Ma come abbiamo fatto senza fino ad ora?”.

Il negozio fisico si difende diventando social e socializzante: nel rinnovato Berskha di Milano, è possibile prenotare un camerino pensato per ospitare gli amici ed, eventualmente, per condividere l’esperienza di shopping anche con i followers; mentre da Pull & Bear, sempre gruppo Inditex, gli acquisti online possono essere ritirati h24, grazie a un distributore simile ai punti bancomat ma munito di specchio, così se non ti piace quello che hai ricevuto, puoi sempre rispedirlo al mittente, grazie a un bocchettone per i resi.

Social shopping: scrolla, posta e acquista

Non dimentichiamo i social media, quel luogo dove andiamo per vedere foto di gatti e finiamo per comprare un paio di occhiali da sole indossati da qualcuno dall’altra parte del mondo. Benvenuti nel social shopping, dove il confine tra scrolling e shopping è così sottile che a volte comprare un nuovo outfit è solo un effetto collaterale di essere stati troppo a lungo online. Instagram e TikTok stanno guidando questa carica, trasformando ogni post in una potenziale vetrina. Chi avrebbe mai pensato che un giorno avremmo detto: “L’ho visto su TikTok e non ho potuto resistere”?

La sostenibilità: perché anche il pianeta fa shopping

Infine, ma non per importanza, la sostenibilità. In un mondo dove anche l’acqua in bottiglia ha una coscienza, i consumatori chiedono (giustamente) che i loro acquisti facciano bene non solo al loro guardaroba ma anche al pianeta. Brand e retailer ora competono per chi può essere più verde, trasparente ed eticamente impeccabile. È come se il mondo dello shopping avesse avuto una presa di coscienza, e sinceramente, sarebbe anche ora.

In conclusione, la shopping experience di oggi è un mix esplosivo di tecnologia, personalizzazione e un pizzico di magia digitale. Mentre cavalchiamo l’onda dell’omnicanalità, facciamo scorrere i feed social con un occhio al futuro e l’altro alle offerte, senza esagerare. Dopo tutto, lo shopping è una delle poche gioie della vita che, grazie alla tecnologia, diventa solo più facile. E se per caso vi trovate a parlare con un chatbot, che sembra conoscervi meglio di vostra madre, non spaventatevi: è solo un altro giorno nell’era dello shopping 2.0.

*direttore di Markup e Gdoweek

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