Data center, l’Italia triplica la capacità entro il 2030

La corsa ai data center si conferma una delle sfide industriali più decisive della transizione digitale ed energetica. In Italia, secondo il nuovo studio Agici “Scenari di mercato dei data center: prospettive per il sistema energetico e la competitività italiana”, presentato il 31 ottobre all’Università degli Studi di Bergamo, la capacità installata nazionale potrebbe triplicare entro il 2030, passando dagli attuali 600 MW a circa 2 GW, per un valore complessivo di oltre 18 miliardi di euro di investimenti in tecnologie IT.

Il mercato europeo dei dati, che già oggi vale oltre 550 miliardi di euro, è atteso raggiungere 1.000 miliardi al 2030, con 190 miliardi di investimenti in nuovi poli di calcolo. La ricerca mostra un tasso di crescita annuo dell’8%, sostenuto dagli investimenti infrastrutturali della Germania. Tuttavia, mentre paesi tradizionalmente all’avanguardia come Irlanda, Paesi Bassi e Francia registrano oggi livelli di saturazione delle reti e dei carichi energetici, l’area mediterranea si impone come nuova frontiera di sviluppo, con Spagna e Italia protagoniste di una crescita dinamica grazie a un contesto sempre più attrattivo per gli investitori. Per il nostro Pese, i punti di forza sono: disponibilità di aree industriali riconvertibili, rete elettrica moderna, l’abbondanza di rinnovabili nel Mezzogiorno e presenza di connessioni sottomarine internazionali strategiche.

In Italia operano oggi circa 110.000 imprese data-driven, che utilizzano analisi dati, IoT, cloud e intelligenza artificiale, con una crescita media del 3,5% l’anno. Ma la nuova sfida sarà garantire uno sviluppo equilibrato delle infrastrutture: ad agosto 2025 le richieste di connessione alla rete elettrica da parte di operatori di data center hanno raggiunto 342, pari a 55 GW di potenza, con la metà localizzate in Lombardia e 7 GW nella sola Milano. Una concentrazione che rischia di saturare la rete del Nord e di penalizzare il potenziale del Sud, pur ricco di asset strategici come le landing station dei cavi sottomarini. L’impatto economico atteso è rilevante: al 2030 il settore potrebbe generare 70.000 posti di lavoro diretti e indiretti, con un contributo al Pil tra 17 e 28 miliardi di euro. L’espansione del comparto spingerà anche la domanda di energia elettrica, destinata a crescere da 7 TWh nel 2024 a 20 TWh nel 2030, pari a circa il 6% dei consumi nazionali.

Per consolidare questa traiettoria di crescita, serviranno però politiche industriali coordinate e una governance nazionale unitaria. Lo studio individua tre priorità chiave: il potenziamento delle infrastrutture di connettività, la diffusione di competenze digitali specialistiche e la digitalizzazione di imprese e servizi locali. Allargando lo sguardo al mondo, la crescita del settore appare inarrestabile.

Secondo un’analisi di Boston Consulting Group (Bcg), la domanda globale di capacità dei data center crescerà del 16% l’anno tra il 2023 e il 2028, un ritmo superiore del 33% rispetto al quinquennio precedente. Entro il 2028, il fabbisogno energetico mondiale di queste infrastrutture raggiungerà circa 130 GW, trainato dall’espansione dell’intelligenza artificiale. Le applicazioni aziendali tradizionali (archiviazione, cloud, gestione delle transazioni) continueranno a rappresentare oltre il 55% della domanda globale nel 2028, crescendo al 7% medio annuo. Ma è la Generative AI a trainare la trasformazione: secondo Bcg, il 60% dell’incremento della domanda energetica dei data center tra il 2023 e il 2028 sarà attribuibile ai carichi di calcolo per l’addestramento e l’utilizzo dei modelli di AI, che da soli arriveranno a coprire circa il 35% dei consumi totali nel 2028.

Si cela però qui una sfida cruciale: mantenere l’equilibrio tra domanda e infrastrutture disponibili. Bcg evidenzia che la velocità degli investimenti rischia di superare la reale capacità delle reti elettriche e delle catene di approvvigionamento, aprendo la strada a una possibile bolla tecnologica se non verrà attuata una pianificazione coordinata.

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