Dazi, no allo scambio con TikTok: la Cina rifiuta l’offerta di Trump. “Nostra posizione coerente”

BOAO – Un salvagente a TikTok il presidente statunitense lo aveva già lanciato. Ora si dice pronto a concedere ‘uno sconto’ alla Cina sui dazi, se con il sostegno di Pechino si arriverà a un accordo sulla popolare app le cui attività negli Stati Uniti devono essere vendute da ByteDance, la società madre cinese della piattaforma. Pechino al momento risponde no grazie.

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“TikTok è molto popolare, ha molto successo, è molto buono. E avremo una sorta di accordo”, ha detto ieri Donald Trump. “La Cina dovrà avere un ruolo in questo, sotto forma di un’approvazione, e penso che lo faranno. Forse concederò loro una piccola riduzione delle tariffe o qualcosa del genere per concludere l’accordo”. Nonostante da mesi circoli l’ipotesi che Pechino potrebbe accettare che ByteDance venda la piattaforma come parte di un negoziato più ampio che coprirebbe una serie di questioni, tra cui appunto il commercio, almeno pubblicamente il governo cinese per il momento si dice invece contrario rifiutando lo ‘sconto’ di Trump in cambio di un accordo su TikTok.

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“Per quanto riguarda la questione di TikTok, la Cina ha espresso la sua posizione più volte. Anche la posizione della Cina contro l’imposizione di ulteriori dazi doganali è coerente e chiara”, ha dichiarato Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Affari Esteri cinese, durante l’odierna conferenza stampa con i media. Il destino di TikTok negli Stati Uniti rimane incerto.

L’app di video stava andando incontro a un divieto negli Stati Uniti a partire dal 19 gennaio per motivi di sicurezza nazionale: gli Usa avevano imposto alla società madre di TikTok, la cinese ByteDance, di cedere le attività statunitensi di TikTok entro quella data pena la messa al bando nel Paese, dove l’app conta 170 milioni di utenti. Ma il giorno dopo, 20 gennaio, giorno dell’insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente statunitense, Trump è intervenuto, firmando un ordine esecutivo volto a ritardare l’applicazione di tale legge e a dare così a ByteDance più tempo per trovare un acquirente. La società cinese ha tempo fino al 5 aprile ora per trovare un compratore non cinese.

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Già a fine febbraio il presidente statunitense aveva spiegato che sperava di raggiungere un accordo su TikTok per mantenere attiva l’app negli Stati Uniti. Come ricorda Bloomberg, “all’inizio di questo mese Trump ha dichiarato di essere in trattativa con quattro potenziali offerenti per TikTok, senza però identificarli. Tra gli offerenti pubblicamente noti figurano un gruppo guidato dal miliardario Frank McCourt e dal co-fondatore di Reddit, Alexis Ohanian, un altro con l’imprenditore tecnologico Jesse Tinsley e la star di YouTube MrBeast, e un’offerta di fusione da parte della Perplexity AI di San Francisco”.

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Nonostante ByteDance abbia più volte affermato che non è di proprietà o controllata dal governo cinese, il Partito avrà voce in capitolo nella questione. “La vendita comporta l’esportazione di tecnologia e le procedure devono essere eseguite in conformità alle leggi cinesi”, ha detto molte volte in questi mesi il ministero del Commercio di Pechino.

La risposta a Trump da Boao

Questa mattina, alla plenaria del forum economico di Boao sull’isola di Hainan, la “Davos asiatica”, è toccato al vicepremier cinese Ding Xuexiang fare gli onori di casa. Ding ha ribadito che i Paesi dovrebbero aprire i loro mercati e “opporsi risolutamente al protezionismo commerciale e degli investimenti”, in un velato, ma nemmeno troppo, riferimento all’amministrazione Trump.

Ding ha anche cercato di rassicurare gli investitori sottolineando la forza dell’economia cinese: parte della charme offensive mandarina di attirare investimenti esteri, presentandosi come partner economico affidabile in un momento in cui l’inquilino della Casa Bianca scuote il mondo con i dazi e fa innervosire i suoi tradizionali alleati. “Saranno implementate politiche macroeconomiche più proattive ed efficaci per espandere in modo completo la domanda interna”, dice Ding, “e stabilizzare il commercio e gli investimenti esteri. Non importa quanto l’ambiente esterno cambi, la Cina si aprirà sempre di più al mondo”.

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