Decreto bollette, Confindustria attacca governo e Parlamento: “Nessun aiuto, una pazzia”
ROMA – «Una pazzia». È molto più di una bocciatura il giudizio di Confindustria sul Decreto Bollette, approvato ieri in via definitiva dal Senato. Quello espresso da Aurelio Regina, delegato all’Energia dell’associazione imprenditoriale, suona come un vero e proprio atto d’accusa verso il governo, per aver scritto un provvedimento «incompleto», e il Parlamento, per non averlo «corretto e rafforzato» come avrebbe potuto, «perdendo l’ennesima occasione di aiutare le imprese». Alla premier Meloni vengono riconosciute «le migliori intenzioni», ma il testo finale della norma le tradisce. La richiesta di Regina a Palazzo Chigi è allora di aprire un tavolo di confronto urgente per adottare «misure strutturali in grado di ridurre la bolletta delle imprese», a fronte dello svantaggio competitivo che continuano a pagare con il resto d’Europa e del mondo.
Il decreto bollette ignora le imprese energivore
L’industria dimenticata
In realtà è stata la stessa Meloni a chiedere che il provvedimento contro il caro bollette beneficiasse soprattutto le famiglie: il bonus di 200 euro ai nuclei con Isee sotto i 25mila euro assorbe 1,6 miliardi sui 3 totali. Le critiche di Confindustria però si concentrano sull’altra metà del provvedimento, in teoria dedicata alle imprese: «la sola misura presente», secondo Regina, è la compensazione dei costi dei certificati di emissione Ets, valore 600 milioni. «Al di fuori di questa, già prevista, non c’è nulla per l’industria italiana», a fronte di una bolletta che «supera abbondantemente i 20 miliardi l’anno».
Modifiche cadute
Le critiche di Regina, che esprimono una frustrazione diffusa nel mondo delle manifattura, energivora e non, nascono dalle tante proposte di modifica presentate duranti i lavori in Parlamento. Molte a costo zero, alcune con appoggio trasversale, tutte cadute durante il dibattito. Regina le elenca: estendere l’azzeramento degli oneri di sistema, che beneficia solo i negozi, anche alle Pmi; semplificare le autorizzazioni per le rinnovabili in terreni agricoli limitrofi alle aree industriali; azzerare il differenziale nel costo del gas tra Europa e Italia; distribuire metano a prezzi bassi alle imprese in cambio di investimenti verdi.
Bollette, dal bonus di 200 euro sulla luce alle auto aziendali: le misure previste dal decreto
L’appello a Meloni
Su alcune di queste misure il governo ha detto che continuerà a lavorare. Su altre hanno pesato resistenze varie, come quelle della lobby degli agricoltori, e certo non ha aiutato la tensione interna al mondo industriale tra produttori e consumatori di energia, che durante l’iter del decreto si è a volte manifestata in scontro aperto. «In un momento in cui la guerra dei dazi rischia di minare la sopravvivenza delle imprese – dice Regina – abbattere il costo dell’energia avrebbe rappresentato la necessaria risposta per tenere vivo il tessuto imprenditoriale e salvaguardare i posti di lavoro». Gli industriali ora chiedono quella risposta a Meloni.
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