Decreto Pa, stipendi più alti negli enti locali. Fino a 300 euro in più al mese per Comuni e Regioni
ROMA – Via libera al salario accessorio dei dipendenti di Regioni, Province e città metropolitane, per “armonizzare” – si legge nell’emendamento del governo al decreto Pa in discussione alla Camera – il loro trattamento con quello degli altri dipendenti pubblici. A patto però che questi enti abbiano i conti in ordine. Significa aumenti fino a 300 euro in più al mese.
La vicenda
L’Aran, l’Agenzia per la rappresentazione negoziale delle pubbliche amministrazioni, come Anci e Upi – in rappresentanza di Comuni e Province – chiedevano da tempo di superare il tetto al trattamento accessorio esistente dal 2017 e che impediva di armonizzare le retribuzioni dei dipendenti pubblici, creando una forte disparità tra centro e periferia. Determinando così una fuga di impiegati e funzionari da Comuni, Province e Regioni meno attrattivi verso le amministrazioni centrali, meglio retribuite.
Cosa succede ora
Quando il decreto Pa diventerà legge quel tetto sarà rimosso. Gli enti con i bilanci in ordine dovranno reperire le risorse per finanziare il salario accessorio e aumentare così le buste paga. L’emendamento approvato non stanzia coperture extra. Non sarà dunque facile, visto che l’Italia è in procedura per deficit eccessivo. E i conti sono sottoposti alla dieta dimagrante della spesa netta imposta dal nuovo Patto di stabilità Ue.
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Gli aumenti possibili
Secondo il Sole24Ore, aumentare fino al 48% la spesa accessoria sul totale della spesa complessiva sostenuta per gli stipendi negli enti locali, significherebbe per i Comuni spendere 1,5 miliardi in più. Province e Regioni dovrebbero mettere sul piatto altri 300 milioni a testa. I dipendenti non dirigenti dei Comuni sono 382 mila. Significa un aumento annuo medio di quasi 4 mila euro all’anno, circa 300 euro per 13 mensilità. L’8,8% in più dei loro salari.
La reazione dell’Anci
«È una misura che segna finalmente un passo importante verso il superamento del blocco del salario accessorio che si protrae ormai da 15 anni e che ha contribuito all’aggravarsi del grave divario retributivo tra il personale dei Comuni e quello delle altre pubbliche amministrazioni», commenta Ignazio Messina, vicepresidente Anci e delegato a Pubblica amministrazione, personale e relazioni sindacali.
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