Edison: cantieri per 400 megawatt
“Avanti tutta sulle rinnovabili per centrare il target di 5 gigawatt (GW) di potenza green al 2030, fissato dal piano strategico, e raggiungere almeno il 40% del mix di generazione elettrica. Nel 2024, siamo già arrivati a quota 28% grazie alla ripresa dell’idroelettrico (più 43% sul 2023) e ai nuovi megawatt (MW) di energia green entrati in esercizio”.
Marco Stangalino, vicepresidente e direttore Power Asset di Edison, rilancia le ambizioni del gruppo sulla transizione energetica prima di annunciare che la società ha “in corso cantieri per la realizzazione di 400 MW di nuova capacità rinnovabile”. La messa in esercizio è prevista tra il 2025 e il 2026. Si tratta di oltre 300 MW di fotovoltaico e di circa 100 MW di eolico, concentrati in prevalenza nel Sud, per un investimento complessivo di circa 500 milioni di euro. I lavori, coordinati dalla divisione Ingegneria di Edison, impiegano oltre 900 maestranze e 200 imprese fornitrici.
“In questi primi mesi dell’anno – prosegue Stangalino – abbiamo concluso anche gli iter autorizzativi con l’ottenimento della Autorizzazione Unica dalle singole Regioni per ulteriori 250 MW, che andranno ad aggiungersi ai 400 MW di cantieri già aperti. E stiamo portando avanti l’iter autorizzativo per oltre 3,3 GW tra eolico e fotovoltaico da realizzare entro il 2030, di cui 1 GW ha ricevuto di recente i decreti Via positivi del Mase, per un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro”.

I numeri dicono che Edison tra la fine del 2023 e il 2024 ha messo in esercizio circa 100 MW di nuova capacità fotovoltaica (in Piemonte e in Sicilia) e avviato impianti eolici di 80 MW in Abruzzo, su cui la società vanta una solida competenza e leadership in Italia. “Con i lavori in corso – dice Stangalino – i nuovi impianti eolici saranno dotati di dispositivi più efficienti in grado di raddoppiare la potenza e triplicare la produzione, riducendo di oltre il 70% il numero di torri eoliche, cioè il cosiddetto ‘effetto selva’. Siamo poi riusciti ad ottenere dal Mase lo sblocco di ulteriori 400 MW di integrali ricostruzioni. Sono tutti impianti storici ubicati in siti di Edison già infrastrutturati con strade, cavidotti e sottostazioni elettriche”.
Nel frattempo, la società sta lavorando per affiancare a questa nuova potenza green gli strumenti necessari di stoccaggio e flessibilità, come le batterie elettrochimiche e i pompaggi idroelettrici. “Essenziali per incrementare l’energia rinnovabile in rete, anche se parliamo di due tecnologie molto diverse: le batterie sono container da 3-5 MW prodotti in Cina, mentre i pompaggi sono infrastrutture da almeno 300 MW che hanno il grande vantaggio di assicurare ricadute positive nelle filiere storiche italiane del comparto civile e manifatturiero”.
Al primo trimestre 2025, Edison ha in fase di sviluppo 5 progetti di pompaggio idroelettrico al Sud Italia (in Basilicata, Calabria Puglia, Sardegna e Sicilia), in corso di autorizzazione. “Due di questi progetti – l’impianto di Pescopagano (PZ) in Basilicata da 290 MW e quello di Villarosa (EN) in Sicilia da 270 MW – sono in stato avanzato perché hanno ottenuto la compatibilità ambientale e il parere positivo del Mit. Per realizzarli, abbiamo stretto lo scorso anno un accordo con WeBuild”, puntualizza Stangalino. “L’obiettivo del gruppo è di costruire almeno 500 MW di strumenti di accumulo. Ora aspettiamo le aste del Macse: entro l’estate sono previste le gare per le batterie, e per fine anno quelle per i pompaggi”, aggiunge.
Le ambizioni di Edison devono però scontrarsi con le criticità di cui è ostaggio l’Italia sul fronte delle autorizzazioni. Emblematico il caso del decreto “Aree Idonee”: la misura che sulla carta dovrebbe identificare il target di capacità green da sviluppare per ogni regione. “Le regioni possono offrire un contributo fondamentale nell’identificazione delle aree – segnala Stangalino – Tuttavia, il rischio è che ogni regione proceda potenzialmente con regole diverse, anche difformi le une rispetto alle altre. Per gli operatori è certamente un elemento di maggiore incertezza e difficoltà”.
Altra nota dolente: il rinnovo delle concessioni idroelettriche. “Stiamo vivendo una situazione kafkiana: innanzitutto, perché l’Italia registra una durata massima delle concessioni idroelettriche tra le più basse, con un minimo di 20 e un massimo di 40 anni rispetto ai 70-75 anni della Svizzera, Francia, Spagna o a quelle illimitate di Svezia e Finlandia. E poi perché a livello europeo l’Italia è l’unico Paese ad aver aperto il proprio mercato delle concessioni per uso idroelettrico, operando quindi in un contesto di non reciprocità all’interno dell’Ue”.
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