Finanziamenti pubblici internazionali alle fonti fossili in caduta libera. Italia maglia nera

Il finanziamento pubblico internazionale ai combustibili fossili da parte dei Paesi firmatari della Clean Energy Transition Partnership (Cetp) nel 2024 ha registrato un calo fino al 78% rispetto al triennio 2019–2021, restringendosi in una forbice tra 11,3 e 16,3 miliardi di dollari l’anno. Se si escludono gli Stati Uniti, che hanno lasciato l’alleanza lo scorso febbraio, il calo è ancora più netto: fino all’81%.

La Cetp è un’iniziativa nata alla Cop26 di Glasgow nel novembre 2021, che oggi conta 40 firmatari: 5 istituzioni di finanza pubblica e 35 Paesi, tra cui l’Italia e stati europei come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Tutti i membri si erano impegnati a porre fine entro il 2022 al sostegno internazionale ai combustibili fossili e a reindirizzare i fondi verso l’energia pulita. L’impegno copre i finanziamenti veicolati attraverso agenzie di credito all’export, istituzioni di finanza per lo sviluppo e aiuti pubblici allo sviluppo.

I nuovi dati arrivano dal rapporto Holding Course, Missing Speed: Protecting Progress on Ending Fossil Fuel Finance and Unlocking Clean Energy Support, pubblicato da International Institute for Sustainable Development (Iisd), Oil Change International (Oci) e Friends of the Earth U.S. Lo studio valuta i progressi dei firmatari due anni dopo la scadenza fissata per rispettare la promessa.

“Il drastico calo dei finanziamenti fossili tra i membri Cetp dimostra che l’azione collettiva funziona. I Paesi che aderiscono a iniziative di primo livello come questa possono ottenere risultati concreti in tempi rapidi”, ha dichiarato Natalie Jones, senior policy advisor di Iisd.

Secondo il rapporto, 10 dei 17 membri ad alto reddito hanno pienamente allineato le proprie politiche energetiche alla promessa, assumendo una posizione di leadership climatica. Ma altri — tra cui Germania, Italia, Svizzera e Stati Uniti (prima dell’uscita) — hanno comunque approvato 10,9 miliardi di dollari di finanziamenti fossili nel biennio 2023–2024, in violazione dell’impegno.

Le rilevazioni mostrano come l’Italia sia stata il maggiore trasgressore: oltre 3,7 miliardi di dollari di finanziamenti fossili tra 2023 e 2024, davanti a Stati Uniti (3,2), Germania (1,5) e Svizzera (1,4). A pesare, secondo il rapporto, sono soprattutto le politiche di Sace e Cassa Depositi e Prestiti, indicate come “worst in class” perché consentono ancora di sostenere progetti fossili quasi senza restrizioni. Il Portogallo, invece, a quasi tre anni dalla scadenza, non ha ancora pubblicato una politica di esclusione dei fossili.

Il 72% dei finanziamenti ancora attivi dei Paesi Cetp si è concentrato sul gas, il 22% su oil&gas e solo il 6% sul petrolio, mentre nessun sostegno è andato al carbone. Un dato che sottolinea il ruolo del gas come principale fattore di ritardo nella transizione.

Il rapporto segnala poi che, oltre ad abbandonare la Cetp nel febbraio 2025, l’amministrazione Trump ha spinto l’Unione europea ad accettare, nell’ambito di un accordo commerciale, l’acquisto di energia americana per 750 miliardi di dollari entro il 2028 e a investire altri 600 miliardi negli Usa durante il mandato presidenziale. Non è chiaro se e come gli Stati membri daranno seguito all’intesa, ma il rischio — sottolineano gli autori — è che vengano usate istituzioni finanziarie pubbliche per facilitare gli acquisti, compromettendo gli impegni Cetp.

Se i progressi sul disinvestimento dai fossili sono evidenti, molto più modesti risultano quelli sul fronte opposto. Nel 2024 i Paesi Cetp hanno erogato quasi 25 miliardi di dollari per l’energia pulita, con un incremento di soli 3,2 miliardi rispetto al triennio precedente. Più della metà è andata a solare ed eolico, mentre restano scarsi i fondi per reti, accumuli e accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo. La distribuzione geografica resta squilibrata: l’87% dei finanziamenti alle reti è stato destinato a Paesi ad alto reddito, soprattutto nell’Ue attraverso la Bei, mentre i Paesi poveri hanno ricevuto solo una quota minima.

“La prossima sfida è fare in modo che i finanziamenti alle energie pulite tengano il passo”, ha osservato Kate DeAngelis, economic policy deputy director di Friends of the Earth U.S. “Senza un rapido potenziamento del sostegno ai progetti rinnovabili, soprattutto nei Paesi emergenti e in via di sviluppo, il potenziale della Cetp resterà in gran parte inespresso”.

Il rapporto richiama anche la recente opinione consultiva della Corte internazionale di giustizia (luglio 2025), che ha stabilito come gli Stati che continuano a fornire sostegno ai fossili si espongano a crescenti rischi legali. La quota ancora attiva di finanziamenti ammonta a circa 4,7 miliardi di dollari nel 2024, e proviene per oltre due terzi (72%) dalle agenzie di credito all’export. La loro riforma è considerata cruciale per chiudere definitivamente la stagione del sostegno pubblico ai combustibili fossili.

“La Cetp ha fissato un nuovo standard globale, con miliardi di dollari di finanziamenti pubblici internazionali che si stanno spostando in modo permanente dai combustibili fossili”, ha commentato Adam McGibbon, public finance campaign strategist di Oci. “Più l’iniziativa avanza, più i Paesi che restano fuori appaiono isolati. È il momento che anche i ritardatari si uniscano: in particolare, il nuovo governo sudcoreano potrebbe ottenere una vittoria diplomatica precoce aderendo all’alleanza, stabilendo un nuovo standard di leadership climatica in Asia”.

Il rapporto individua quattro priorità: rafforzare l’attuazione e il monitoraggio delle restrizioni sui fossili; fissare un obiettivo collettivo di almeno 42 miliardi di dollari l’anno per le rinnovabili entro il 2026; sviluppare strategie governative che garantiscano sostegno equo e funzionale a una transizione giusta; allineare le politiche interne agli impegni internazionali, eliminando sussidi e nuove autorizzazioni per progetti di petrolio e gas a livello nazionale.

Condividi questo contenuto: