Fotovoltaico: Italia al terzo posto per occupati in Europa

Il 2024 segna una svolta per il mercato del lavoro nel solare europeo. L’Italia ha raggiunto e superato per la prima volta la soglia simbolica dei 100 mila addetti, ma non è bastato per mantenere il secondo posto nel ranking Ue. A scavalcarci è stata la Spagna, che ha consolidato la sua posizione con circa 122 mila occupati, dietro la Germania, ancora leader con circa 128 mila posti di lavoro.

I dati sono di Solar Power Europe, presenti nel rapporto “EU Solar Jobs 2025”, da cui emerge che per il nostro Paese si tratta comunque di una crescita significativa: nel 2023 i lavoratori impiegati direttamente e indirettamente nella filiera fotovoltaica erano poco più di 90 mila, e in dodici mesi il numero è aumentato di oltre 10 mila unità. Il traino principale arriva dal ritmo sostenuto delle installazioni: la capacità annuale è salita da 5,3 GW nel 2023 a 6,8 GW nel 2024, rafforzando un mercato che resta tra i più dinamici d’Europa.

La Spagna, invece, ha visto un leggero calo delle nuove installazioni, ma ha beneficiato di un fenomeno opposto: l’aumento dei costi medi di sistema, cresciuti del 27% in un anno, ha amplificato l’impatto sull’occupazione. È questo fattore che ha permesso a Madrid di mantenere elevati livelli di occupazione nonostante il rallentamento del mercato, consolidando il sorpasso sull’Italia.

La fotografia europea evidenzia anche la perdita di slancio della Germania, che pure resta al primo posto: i suoi occupati sono scesi dai 154 mila del 2023 agli attuali 128 mila, a causa della contrazione del comparto manifatturiero e del calo dei costi unitari dei grandi impianti utility scale, che riducono l’intensità occupazionale per megawatt installato.

Il confronto tra i tre grandi mercati mette in luce la diversa composizione dei posti di lavoro. In tutta l’Unione, l’86% dell’occupazione è concentrata nelle attività di installazione. L’Italia non fa eccezione, con la gran parte dei lavoratori impiegati nei cantieri, dalle coperture residenziali ai parchi utility scale. Operazioni e manutenzione rappresentano circa l’8% del totale, mentre la manifattura pesa meno del 5%, segno della forte dipendenza europea dalla produzione asiatica di moduli e componenti.

Guardando avanti, il 2025 sarà un anno di rallentamento: SolarPower Europe stima una contrazione del 5% dell’occupazione, che dovrebbe scendere a circa 825 mila unità complessive nell’Ue. La frenata è legata soprattutto al calo del segmento residenziale, meno sostenuto da incentivi e con famiglie più caute negli investimenti dopo la normalizzazione dei prezzi dell’energia.

Per l’Italia la fase di consolidamento non mette però in discussione il potenziale a medio termine. Secondo le proiezioni, entro il 2029 il nostro Paese potrebbe raggiungere circa 117 mila addetti nel solare, superando la Spagna, destinata a stabilizzarsi su valori leggermente inferiori agli attuali. Germania, pur in flessione, resterà probabilmente il primo mercato anche per l’occupazione.

Lo scenario è quindi duplice: da un lato l’Europa rischia di non centrare l’obiettivo di un milione di posti di lavoro nel fotovoltaico entro il 2030, traguardo che sarà verosimilmente raggiunto solo nello scenario “alto”; dall’altro, Paesi come l’Italia possono ritagliarsi uno spazio crescente nella nuova geografia del lavoro solare. La condizione, sottolineano gli analisti, è che il sistema riesca a garantire stabilità normativa, accesso al credito e un forte investimento nelle competenze, perché la carenza di tecnici qualificati è oggi una delle principali strozzature della filiera.

Condividi questo contenuto: