Gender pay gap da colmare per promuovere una nuova cultura in azienda

Fatta la direttiva europea contro il divario retributivo di genere, il cosiddetto ’Gender pay gap’, bisogna fare o, meglio, ri-fare le aziende dove, al momento, il management non nasconde il suo scetticismo sull’impatto reale derivante dall’attuazione della nuova normativa. A evidenziarlo un sondaggio condotto dallo specialista nella gestione della retribuzione flessibile e del welfare aziendale Coverflex che ha coinvolto un campione di oltre un centinaio di persone tra responsabili delle risorse umane e manager del marketing e della comunicazione. In particolare, nonostante il 78% dei rispondenti (83% tra gli HR manager) dichiari di conoscere la direttiva e il 55% di esserne addirittura entusiasta, l’81% delle aziende non avrebbe ancora avviato alcuna attività concreta di adeguamento mentre il 61% (71% tra i ceo) ritiene non possa contribuire davvero a colmare il ‘Gender pay gap’.

L’impressione è che si stia sottovalutando la complessità operativa e la portata della direttiva stessa, con le imprese che guardano più all’adeguamento formale dei processi HR (45%) che al rischio di sanzioni legali (6%). Sebbene il 47% delle aziende dichiari, inoltre, di aver già implementato pratiche di trasparenza nei confronti dei dipendenti, solo il 12% lo avrebbe fatto in modo strutturato. “Al di là dell’alta consapevolezza della direttiva e dello scetticismo sul suo impatto, lo studio mette in luce un evidente ritardo nell’implementazione – commenta Andrea Guffanti, general manager di Coverflex – Questo ‘execution gap’ è la vera sfida che le aziende italiane dovranno affrontare nei prossimi mesi. La trasparenza salariale, a sua volta, non è solo una questione di ‘compliance’ bensì un’opportunità strategica per costruire una cultura aziendale più equa e meritocratica”. Senza distinzione tra uomini e donne.

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