Italiani vittime di ‘fragilità oculistica’

Donna (23,7% della popolazione femminile), giovane (25,5%), residente nel Mezzogiorno (27,9%) o nel Centro (24,4%) e con un reddito inferiore ai 15mila euro (32,8% del cluster specifico): ecco l’identikit ‘tipo’ di chi vive in condizioni di ‘fragilità oculistica’ in Italia, ovvero delle persone che, oltre a essere affette da patologie e difetti alla vista, hanno difficoltà economiche nell’accesso a prestazioni oculistiche, strumenti correttivi o farmaci oftalmici. Una situazione che interesserebbe più di 10,7 milioni di italiani (21,3% del totale degli italiani), 2,7 milioni dei quali (pari al 5,4% del totale degli italiani) sarebbero addirittura ‘poveri oculistici’, ovvero con un reddito insufficiente a coprire le loro spese mensili, al punto che negli ultimi 12 mesi avrebbero rinunciato a una visita oculistica per motivi economici nel 71,4 % dei casi. A rivelarlo una ricerca condotta da Censis per Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia che ha coinvolto un campione nazionale rappresentativo di 1.000 maggiorenni.

Chi vive in condizioni di ‘fragilità oculistica’ risulterebbe, altresì, penalizzato tanto in termini economici quanto a livello di qualità della vita. In particolare, il 23,9% dei ‘fragili’ avrebbe registrato un calo significativo del proprio tenore di vita a seguito di spese per la salute della vista nell’ordine dei 300 euro sostenute, in primis, tagliando altre spese (47,6%) o facendo ricorso ai risparmi (39,2%) e ad aiuti economici (10%). Quanto al benessere, i problemi di vista impatterebbero negativamente anche su: autosufficienza nel quotidiano (59,6% dei fragili, 22,1% tra i non fragili), mobilità (25,5%, 5,9%), guida (28,6%, 7,6%), confinamento tra le pareti domestiche (32,1%, 9,1%). Rilevanti, infine, le ripercussioni su tempo libero, lettura, umore e, soprattutto, lavoro, con il 27,7% dei ‘fragili oculistici’ (8,6% tra i non fragili) che avrebbe cambiato lavoro – o almeno mansione – a causa delle difficoltà alla vista.

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