La finanza, eterna Cenerentola del retail

C’è un convitato di pietra nel retail italiano: la finanza. Sempre invocata, mai davvero protagonista; proprio di questo ha parlato Oriana Romeo, Area Studi Mediobanca, al Marketing & Retail Summit di Milano, sottolineando come nel nostro Paese la finanza resti “l’eterna Cenerentola” del settore, relegata dietro le quinte mentre la scena la prendono assortimenti, format e promozioni. Un paradosso che dura da anni: altrove le operazioni straordinarie hanno ridisegnato i mercati, in Italia l’M&A nel food retail rimane marginale, limitato a cambi di insegna o acquisizioni di rami d’azienda.

I numeri parlano chiaro. Dal 2019 il fatturato della Gdo è cresciuto in media dell’1,8% annuo, l’Ebit è rimasto stabile, la concentrazione è avanzata di pochi punti: i primi cinque retailer, senza distribuzione organizzata, valgono oggi il 45%, il 57% includendola. Un progresso, ma lontano dalle compattezze francesi o tedesche. A guadagnare terreno sono stati soprattutto i gruppi della DO, cresciuti di quasi 7 punti in quattro anni: un modello frammentato, certo, ma capace di resistere e adattarsi alle specificità locali.

Il glocal come bussola

È qui che prende forma il concetto di glocal: globale per efficienza, scala e capacità di attrarre capitali; locale per identità, radicamento e fiducia dei consumatori. È l’equilibrio che definisce oggi la Gdo italiana, dove il 90% del mercato resta in mani domestiche. Famiglie e cooperative custodiscono il settore, difendendolo dall’ingresso del private equity, che invece nel non food ha trovato spazio.

Ma questo equilibrio non può bastare per sempre. Lo ha detto chiaramente Giangiacomo Ibba, presidente e ad di Crai Secom: “Noi imprenditori retail siamo innamorati del nostro mestiere. Ci piacciono le aperture, la relazione con i clienti, le idee nuove ma senza numeri rischiamo di farci travolgere dalla passione. I dati non sono un vincolo, sono un cruscotto: ti aiutano a pianificare, a prevedere l’imprevisto e a rendere sostenibile la crescita. È come guidare senza guardare il tachimetro: non si arriva lontano”.

Bussola, coscienza, efficienza

Se per Ibba i numeri sono un cruscotto, per Marco Deotto, cfo di Unieuro, la finanza è “la coscienza” delle imprese: “Non è il primo elemento che si vede, lavora dietro le quinte. Ma è un bene averla: la coscienza ti mette di fronte ai limiti, aiuta a bilanciare breve e lungo periodo, a dare priorità. Non è solo contabilità: è un linguaggio universale che rimette ordine nelle scelte”.

Unieuro ha vissuto stagioni di finanza che il food retail non ha conosciuto: il private equity, la quotazione in Borsa, fino al recente delisting con Fnac Darty. È la dimostrazione che il dialogo con i mercati finanziari può diventare una leva di crescita, a patto che sia sostenuto da una narrazione coerente, capace di trasformare i numeri freddi in visione industriale.

Per Simona Sanci, cfo di Selex, il tema è invece la concretezza: “Con margini ridotti e investimenti obbligati, le leve finanziarie vanno cercate nell’efficienza e nelle sinergie. Stare insieme significa negoziare meglio, spendere meno, gestire il cash flow in modo più efficace. Ma oggi la sfida non è solo economica: un’azienda che vuole durare nel tempo non può che essere sostenibile. La sostenibilità non è più un costo, è la condizione stessa della sopravvivenza”.

L’orizzonte Esg

Non a caso, Romeo ha richiamato l’attenzione sugli strumenti della finanza sostenibile. Non più parole, ma obbligazioni i cui proventi finanziano progetti green e sociali (Use-of-Proceeds instruments) o strumenti legati a obiettivi ambientali misurabili (Sustainability-Linked instruments). Green buildings, circular economy, clean transportation: sono questi i titoli del nuovo capitolo. È qui che anche la gdo alimentare può trovare la sua leva per superare la prudenza e attrarre risorse.

Una scarpetta per Cenerentola

Resta la domanda: conviene crescere? Mediobanca mostra una correlazione minima tra investimenti e risultati ma senza finanza, la Gdo rischia di restare prigioniera del proprio nanismo. Forse è arrivato il momento di smettere di trattarla da Cenerentola, perché la finanza, se letta come bussola, coscienza e cruscotto, può diventare la scarpetta di cristallo che serve al retail italiano per entrare davvero nel ballo della competizione globale, senza perdere il legame con i suoi territori.

*direttore di Markup e Gdoweek

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