Laricchia (Blackrock): “I private market possono arrivare a 20 trilioni entro il 2030”
I private markets arrivano da un periodo di forte crescita e hanno tutte le carte in regola per accelerare ulteriormente nel decennio in corso. A fare questa previsione è Blackrock che, nello studio “Private markets outlook 2025”, stima che possano arrivare a 20 trilioni di dollari entro il 2030, partendo dagli attuali 13 trilioni. A sostenerne la crescita saranno fattori sia strutturali, come le grandi opportunità di investimenti create dalla transizione energetica e la digitalizzazione dell’economia, sia tecnici. Di recente sono infatti arrivati sul mercato strumenti che favoriscono gli investimenti nei private market, rendendoli così più “democratici”.
“Nel contesto dei mercati privati le asset class destinate a crescere più velocemente sono quelle del private debt e delle infrastrutture – spiega Fabio Laricchia, head of institutional client business BlackRock Southern Europe – Per quel che riguarda il primo sono all’opera fattori quali la ripresa delle operazioni di M&a, la diminuzione del costo del denaro e la crescita del debito di origine non bancario. Quest’ultimo è un trend che registrato una sostanziale accelerazione all’indomani della grande crisi finanziaria del 2007-2008, quando la regolamentazione per le banche è diventata più stringente e le aziende hanno cercato e trovato finanziamenti da altri attori. Nel campo delle infrastrutture sono invece i grandi progetti tecnologici a richiedere ingentissimi finanziamenti; la costruzione di data center e sistemi di intelligenza artificiale è in pieno sviluppo, così come lo sono gli impianti per la produzione di energia elettrica ed estrazione di materie prime, anch’essi al servizio dell’evoluzione tecnologica”.
Seppur in misura minore, le opportunità non mancheranno neanche nel real estate e nel private equity. Dopo un biennio di correzione, il settore immobiliare sta mostrando segnali di stabilizzazione, con molte valutazioni che si stanno avvicinando ai minimi ciclici. Secondo Blackrock, la ripresa sarà selettiva e con una forte dispersione tra settori e aree geografiche. Alcuni segmenti si stanno dimostrando più resilienti, in particolare il settore residenziale, sostenuto dalla crescita della domanda di affitti a lungo termine negli Stati Uniti e dalla formazione di nuclei familiari più piccoli in Europa. La carenza di alloggi in molte città chiave sta contribuendo a mantenere alta la domanda, favorendo investimenti mirati. Nella logistica, inoltre, la digitalizzazione delle catene di approvvigionamento e le tensioni geopolitiche stanno rafforzando la necessità di infrastrutture moderne e di prossimità ai principali centri di consumo. L’attenzione degli investitori è rivolta soprattutto a immobili ad alta efficienza energetica, un fattore ormai determinante per garantire redditività e ridurre il rischio di obsolescenza.
“I private market stanno ricevendo un importante impulso in termini di raccolta anche dalla maggiore disponibilità di strumenti finanziari – prosegue Laricchia – Pensiamo, per esempio, all’introduzione dei fondi Eltif e al rinnovato interesse nei formati evergreen. Entrambi hanno contribuito al processo di democratizzazione dei mercati privati”.
Gli Eltifs (European Long-Term Investment Funds) sono regolati a livello europeo e offrono vantaggi in termini di diversificazione e accesso a investimenti che tradizionalmente erano riservati agli investitori istituzionali. I formati evergreen, invece, consentono agli investitori di entrare e uscire dal fondo senza limiti temporali rigidi, diversamente dai fondi chiusi con scadenze predefinite. “I fondi privati chiusi hanno un orizzonte temporale stabilito fin dalla loro costituzione – conclude l’esperto di Blackrock – mentre i fondi evergreen sono aperti e con la possibilità di gestire differenti esigenze di liquidità. Le strutture di fondi come gli Eltif e i fondi evergreen consentono agli investitori di avere un accesso più ampio a questo settore. Va però anche detto che il mercato di questi asset è cambiato. Fino a non molto tempo fa i cosiddetti unicorni, ovvero le start up che superano una valutazione di un miliardo di dollari, restavano privati per 6,9 anni, oggi arrivano invece a 10,7”.
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