Lavoratrici e pensioni, il divario che pesa sul futuro: tra chi apre un fondo solo il 4% è donna
Quando Anna Vinci scorre la lista dei partecipanti alle sue consulenze previdenziali e incappa nel nome di una donna, ammette, prova un pizzico di soddisfazione in più. “Wow”, dice. Tra gli obiettivi della founder di Ciao Elsa, startup innovativa che mira a sensibilizzare sull’importanza della gestione previdenziale, c’è anche questo: contribuire a colmare il divario pensionistico – “solo una delle punte dell’iceberg” – tra lavoratrici e lavoratori. D’altronde, a ispirarle la passione per la finanza, è stata proprio una figura femminile a lei cara: “Devo tutto a mia nonna. Era rimasta vedova quando era ancora relativamente giovane e si era dovuta rimboccare le maniche per gestire la sua vita. Mi dava i soldini sotto forma di buoni postali o libretti di risparmio e, cosa ancora più importante, mi spiegava come funzionavano. Mi parlava dei titoli di Stato, una cosa che per una bambina potrebbe sembrare noiosa, ma lei riusciva a renderla interessante. Credo che il fatto che lei a 55 anni avesse dovuto affrontare di petto la gestione delle sue finanze l’avesse resa molto consapevole e volesse trasmettere questa consapevolezza anche a me”, racconta.
I dati del divario
Un filo al femminile che si districa anche nella community: la maggioranza degli utenti e dei follower che seguono Ciao Elsa (chiaro rimando, tra l’altro, all’ex ministra Fornero) sui social è infatti donna. Eppure, la founder è incappata, dal suo punto di osservazione – parziale ma indicativo – in un paradosso. “Abbiamo scoperto che la principale barriera all’adesione ai fondi pensione è la mancanza di comprensione e la diffidenza. Abbiamo voluto quindi passare dalla teoria alla pratica: oltre alla nostra attività divulgativa, abbiamo creato un comparatore. L’utente inserisce i propri dati (età, reddito, situazione lavorativa, ecc.) e la piattaforma, basandosi su dati ufficiali della Covip (l’ente che vigila sulle forme pensionistiche complementari), elabora una classifica personalizzata, considerando costi e proiezioni. Il punto è che ci aspettavamo un maggiore equilibrio di genere, ma non è stato così”, rivela. I dati raccolti grazie al comparatore mostrano una realtà sbilanciata: su 50.000 utenti che hanno utilizzato il servizio, la quota femminile è del 56 per cento. Tuttavia, tra le 1.300 persone che hanno effettivamente aderito a un fondo pensione attraverso la piattaforma, solo il 4 per cento è donna. Insomma, le lavoratrici sono più disposte ad approfondire il tema della previdenza rispetto ai lavoratori, ma sono frenate quando si tratta di passare all’azione.
“Di queste cose si occupa mio marito”
Per le donne che decidono di aderire, poi, capita spesso che siano i partner uomini a sbrigare la faccenda al posto loro. “Le donne si interessano moltissimo, chiedono informazioni, però quando c’è da fare una consulenza o passare alla pratica, lo scenario cambia. L’ultima di questa mattina? Mi contatta il marito per la moglie. Un po’ fa arrabbiare”, dice la founder. L’atteggiamento che Vinci descrive allo stesso tempo “pacifico” e “incredibile”, iscritto in una dinamica culturale che fatica a cambiare, è però solo una delle motivazioni possibili. Secondo l’esperta “incide anche una diversa disponibilità economica, legata al gender pay gap e alle carriere lavorative spesso non continuative per le donne, che lavorano e guadagnano meno e hanno carriere più frammentate, influenzando la loro capacità di aderire a strumenti previdenziali a lungo termine”.
Un segnale che arriva dalle giovani lavoratrici
Allargando il campo, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Inps, nel primo trimestre del 2025 le nuove pensionate percepiscono, in media, il 32 per cento in meno rispetto ai pensionati. Un disavanzo, che si aggira intorno ai 500 euro mensili, che è addirittura cresciuto rispetto al 2024, quando si attestava al 29 per cento. Insomma, le disuguaglianze salariali tra uomini e donne aumentano con l’età delle lavoratrici, anziché diminuire. Anche sul fronte della previdenza complementare, se le cose non vanno bene in generale, sono le lavoratrici le più svantaggiate. Come rivelava l’Osservatore Pensioni di Moneyfarm, su oltre 24,2 milioni di cittadini in età lavorativa, quelli che hanno un fondo pensione sono solamente il 26 per cento, ma tra le donne il tasso di adesione scende al 17 per cento.
In questo quadro fosco, qualche luce è però possibile scorgerla. L’età media delle lavoratrici che hanno aperto un fondo tramite Ciao Elsa è, infatti, pari a 35,5 anni. Un’età più bassa rispetto all’utente medio della piattaforma, che si attesta tra i 38 e i 42 anni. Segno che, forse, tra le nuove generazioni qualche passo, lento, in avanti si sta facendo. “Educazione finanziaria precoce, fin dall’infanzia”, questa è intanto, secondo Anna Vinci, il primo ingrediente della ricetta per combattere il divario.
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