L’economista Messori: “L’Europa ha sbagliato tutto sui dazi, serve fermezza come fa la Cina”
ROMA – “L’Europa si è fatta cogliere impreparata dallo tsunami-Trump e ora rischia di pagare carissimo i ritardi nell’integrazione, nella coesione e quindi nella capacità di condurre una trattativa durissima”. Per Marcello Messori, economista dell’European University Institute di Firenze, gli errori sono cominciati quando Bruxelles ha accettato senza discutere il 10% di dazi, e sono proseguiti a valanga.
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Cos’altro si doveva fare?
“Intanto rendersi conto di chi abbiamo di fronte. Trump concepisce le relazioni internazionali come rapporti di forza bilaterali basati sul potere. Non bisogna cadere nei tranelli, ma avere il coraggio e l’orgoglio di opporsi con la schiena dritta fin dalla prima mossa. L’Ue ha tutte le ragioni per essere un interlocutore altrettanto forte. È potenzialmente un mercato più grande degli Usa, con vantaggi straordinari in termini di regole e apertura al mondo. Purché si presenti come una vera unione e non un crogiolo di debolezze nazionali disunite e sparse. Doveva fare come la Cina”.
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Ma se la Cina è uscita dal negoziato con il 30% di dazi?
“Pensi al punto di partenza, oltre 100 punti più alto. Pechino ha fronteggiato subito l’avversario dichiarando l’embargo su terre rare e altre materie prime. La constituency della Silicon Valley, che – Musk o non Musk – è cruciale per Trump, è insorta e l’ha convinto a scendere a miti consigli”.
E chi non ha a disposizione un’arma così valida?
«L’Europa? Ma se, con la Cina, è l’unica area in possesso di strumenti di ritorsione efficaci? L’importante è non bruciarseli per i contrasti interni. Cedere senza trattare sulla minimum tax, ad esempio, è stato un altro errore grave e ingiustificato. Ora restano a disposizione altre armi negoziali: pensiamo all’insieme delle normative comunitarie in tema di privacy, protezione della proprietà intellettuale, tutela dei lavoratori e dell’ambiente».
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Sono proprio queste norme, che lui liquida come “pastoie burocratiche”, che fanno venire l’orticaria a Trump…
“E allora, di cosa dobbiamo aver paura? Difendiamo il nostro diritto e il nostro modello sociale che sono parte integrante del patrimonio europeo. Il contrario di quello che si sta facendo a causa di alcuni governi, compreso quello italiano, che ritengono inevitabile essere accomodanti con Trump. Bisogna mettersi la corazza e scendere con spregiudicatezza sul suo terreno. Siamo passati da un’epoca di scambi multilaterali a una di conflitti bilaterali: un quadro nuovo in cui tutti perdono e dobbiamo minimizzare le perdite”.
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Per essere un’unione coesa mancano strutture comuni che vanno finanziate: perché le reticenze sugli eurobond?
“È ora di comprendere che per fare il salto di qualità, contrapponendosi agli abusi di potere di Trump, dobbiamo cedere sovranità a favore delle istituzioni europee. Altrimenti qualsiasi discorso è velleitario e restiamo vulnerabili rispetto ad attacchi violenti come quelli attuali”.
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