L’inflazione scende, ma l’oro è da record. Ecco cosa spinge il lingotto e come può entrare nel portafoglio dei risparmiatori

“Quando l’inflazione accelera, gli investitori si rifugiano nell’oro, e viceversa”. Una delle convinzioni più diffuse sui mercati finanziari viene smentita da quanto sta accadendo negli ultimi giorni, con l’oro giallo che ha ritoccato a più riprese il record storico pur in un contesto di rallentamento del carovita. Cerchiamo di capirne le ragioni e quali correttivi apportare al proprio portafoglio.

Quali le ragioni del rally?

La corsa dell’oro è partita alla fine del 2022 e il trend è stato letto dagli analisti come un posizionamento difensivo a fronte dei rischi legati alle tensioni geopolitiche e all’iperinflazione, che ha spinto tanti investitori a rifugiarsi nell’asset reale. Tuttavia non vi è stata un’inversione di tendenza quando l’inflazione ha rallentato il passo e la corsa è ripresa nella prospettiva di un taglio dei tassi ufficiali, che riduce i costi di finanziamento. Questa prospettiva è considerata positiva per la moneta gialla in quanto, a differenza dei bond, non offre alcun tasso di interesse. Per cui, in uno scenario di rendimenti in calo, l’oro accresce la propria appetibilità come investimento.

E’ un trend destinato a durare?

Fare previsioni in campo finanziario è sempre ardito, ma sono tanti gli analisti che vedono prospettive di ulteriore rivalutazione. “Il cedimento dell’economia Usa, i rischi latenti di crisi finanziaria e i tentativi di contrastare questi scenari con politiche reflazionistiche (cioè che puntano a stimolare l’economia, aumentando l’offerta di moneta, ndr) sono tutti fattori positivi per l’oro, dove attualmente abbiamo una posizione long che tenderemo a rafforzare nelle fasi di debolezza”, sottolinea Maurizio Novelli, gestore del fondo Lemanik Global Strategy.

È vero record?

Per altro, i livelli attuali dell’oro (sopra i 2.100 dollari l’oncia) non costituiscono il record assoluto se si considera l’inflazione. “Durante la crisi dei debiti sovrani del 2011/2012, le quotazioni erano su livelli che corrispondono ai 2.500 dollari attuali”, evidenzia Diego Franzin, head of portfolio strategies di Plenisfer Sgr. Per l’esperto, le ragioni dietro il rally recente restano valide, soprattutto perché le banche centrali dei Paesi emergenti sono impegnate in un processo di de-dollarizzazione (riduzione delle riserve della moneta verde) che si concretizza attraverso l’acquisto della moneta gialla. Mentre le tensioni geopolitiche crescono di continuo.

Come investire nella moneta gialla?

Per i piccoli risparmiatori, l’investimento nell’oro può concretizzarsi attraverso l’acquisto di azioni del settore minerario o di fondi specializzati nel settore. La seconda opzione offre una maggiore diversificazione, con l’ulteriore alternativa tra fondi attivi e passivi, i primi sensibilmente più costosi dei secondi in quanto affidano la gestione del portafoglio a professionisti, mentre i secondi si limitano a replicare gli indici di settore.

Tra i cloni finanziari c’è un’ulteriore differenza da fare, tra Etc ed Etf, con i primi che investono direttamente sulle quotazioni della materia prima, mentre i secondi replicano l’andamento delle maggiori società quotate del settore.

Al di là della congiuntura, inserire una quota di materie prime in portafoglio può essere un fattore di stabilizzazione dei rendimenti nel medio-lungo periodo, ricordando che le performance del recente passato non sono affatto un indicatore di quanto accadrà in futuro.

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