L’Italia scivola al quinto posto tra i produttori mondiali di olio d’oliva

La produzione di uno dei simboli del made in Italy sta rallentando, ancor prima dell’entrata in vigore dei dazi americani: quelle dell’olio d’oliva. Nel 2024, come fotografa il report di Certified Origins, la produzione italiana ha raggiunto le 210.000 tonnellate, con un calo del 36% rispetto alle oltre 328.500 tonnellate dell’annata precedente. Il Paese scivola così al quinto posto tra i produttori mondiali. Tra le cause principali, le condizioni di meteo avverse e agli effetti della Xylella che hanno colpito gli oliveti in alcune aree del Sud.

Crescono Grecia, Tunisia e Turchia

Altre aree del Mediterraneo sono state più propizie. La Turchia ha aumentato la sua produzione di oltre il 100%, arrivando a produrre ben 450.000 tonnellate. Anche la Grecia supera l’Italia, di appena 40.000 tonnellate, arrivando a 250.000 (+42,8% rispetto all’annata precedente). Ma ancora prima, c’è la Tunisia. Con 340.0000 tonnellate, in aumento del 54,5%, il comparto ha beneficiato di una politica di incentivi, mirata anche a migliorare l’accessibilità dell’olio tunisino sui mercati internazionali, mantenendo un livello di prezzo competitivo rispetto alla Spagna, che resta il primo produttore.

Il ruolo dell’Italia nella filiera internazionale

Ma, per calcolare il peso delle esportazioni, bisogna considerare che parte dell’olio lavorato in Italia, dal blend al mono-origine, è realizzato anche con materie prime estere, come accade anche, tra l’altro, con altri simboli del made in Italy, dalla pasta al caffè. Guardando ai dati provvisori i dati dell’import del 2024, rilasciati dalla Commissione europea, il 50% dell’olio importato in Italia arriva dalla Spagna, il 20% dalla Grecia, il 13% dalla Tunisia, e l’8% dal Portogallo. Dopo la lavorazione, l’Italia esporta l’olio, compreso quello realizzato con olive tunisine, spagnole, greche e portoghesi, in tutto il mondo e, in particolare, proprio negli Stati Uniti.

Il mercato Usa

Gli Stati Uniti sono uno dei principali importatori di oli nostrani. Tra il 2023 e il 2024 gli Usa hanno acquistato, da tutto il mondo, oltre 362.000 tonnellate di olio d’oliva (+1% rispetto all’anno precedente). Il 66% di queste importazioni è coperto da Spagna (128.424 tonnellate, +9,8%) e Italia (113.135 tonnellate, +3%), seguite da Tunisia (56.366 tonnellate, +50%) e Turchia. L’Unione europea resta quindi il principale fornitore, con una media annua di 252.000 tonnellate e un valore complessivo di 1,228 miliardi di euro, che nel 2024 ha raggiunto 2,077 miliardi di euro (+64,6%) nonostante una flessione nei volumi. Come è noto, il presidente americano Donald Trump, dopo aver annunciato un ulteriore dazio del 20%, che sarebbe dovuto entrare in vigore dal 9 aprile 2025 su tutti i prodotti agroalimentari importati dall’Unione Europea, incluso l’olio d’oliva, ha poi fatto un passo indietro, ordinando una sospensione per novanta giorni.

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