L’oro da record scommette su un maxi-taglio Fed. Ecco cosa spinge il lingotto

MILANO – L’oro non accenna a scendere dai suoi massimi, con il dollaro – valuta nella quale è globalmente denominato il lingotto – che s’indebolisce e l’aspettativa di tagli ai tassi da parte della Federal Reserve che sostiene la quotazione del metallo prezioso, che questa mattina si staglia a 2.568 dollari nella versione con consegna immediata (Gold spot), mentre quello con consegna a dicembre è scambiato a 2.593 dollari.

E’ infatti proprio la discesa del costo del denaro uno dei fattori principali che hanno spinto il lingotto a un rally di circa un quarto del valore dall’inizio dell’anno: non garantendo di per sé un dividendo o una cedola, in una fase di discesa dei rendimenti la detenzione di oro risulta più attraente agli occhi degli investitori.

“I recenti dati sul mercato del lavoro statunitense, che indicano un rallentamento, hanno aumentato la probabilità di un taglio di 50 punti base”, ha commentato sul punto Joseph Dahrieh, managing principal di Tickmill, ammonendo che “un taglio più contenuto di 25 punti base potrebbe far scivolare l’oro”.

Ma non ci sono solo le banche centrali a spiegare questi movimenti, come raccontiamo nella puntata inaugurale della nuova stagione di Soldi, il podcast di Affari&Finanza.

L’oro è il più famoso dei beni rifugio, porto sicuro nel quale gli investitori si rifugiano in un momento d’incertezza. “I deludenti dati economici cinesi hanno fatto emergere il timore di un rallentamento della seconda economia mondiale. Inoltre, la crescente incertezza politica negli Stati Uniti in vista delle elezioni di novembre sta aumentando l’appeal dell’oro come bene rifugio”, ha commentato ancora Dahrieh. I conflitti in Medio Oriente e in Ucraina aggiungono combustibile al falò delle paure.

E non bisogna dimenticare l’interesse degli investitori retail sta aumentando, sia sul mercato fisico – soprattutto in Asia – che su quello finanziario, come dimostra il crescente successo degli Etf (strumenti finanziari che “replicano” l’andamento di un bene fisico” ad esso dedicato.

Ma come orientarsi, dal punto di vista degli investitori e dei risparmiatori? A Soldi, rispondiamo a più livelli. Facendo visita ad esempio a un ComproOro, dove tocchiamo con mano il rischio dello “spread”, ovvero del delta tra i prezzi ufficiali e quel che ci viene proposto quando portiamo i nostri gioielli per metterli in vendita. E spiegando quali sono invece i rischi di esporsi sul mercato finanziario.

Senza dimenticare che, dietro il flusso dei lingotti, si gioca anche una partita di finanza-politica globale. Le banche centrali sono state grandi acquirenti di lingotti, negli ultimi tempi, contribuendo a spingerne il prezzo. La Cina da qualche tempo si è messa in stand-by, ma insieme a Russia e Turchia è stata di gran lunga la più attiva negli ultimi anni nel riempire i suoi forzieri. Dietro questa mossa, c’è un disegno di de-dollarizzazione. Non è un caso che la moneta sognata dai Brics sia proprio un nuovo Gold-standard.

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