Martini (Azimut): “L’evoluzione del ruolo del consulente finanziario a favore delle Pmi”
I private market rappresentano l’ultima tendenza nell’industria del wealth management, nel gruppo Azimut l’investimento nei mercati privati è diventato un elemento caratterizzante che ha determinato un cambiamento del modello di servizio. “Mettere in relazione i risparmi e le imprese è stato uno degli obiettivi che, come Gruppo Azimut, abbiamo deciso di perseguire ormai 10 anni fa, quando abbiamo mosso i primi passi nei private markets cercando di creare valore per gli investitori in un orizzonte temporale di lungo termine e, allo stesso tempo, supportare la crescita delle imprese non quotate”, spiega Paolo Martini, amministratore delegato di Azimut Holding. “Nel 2019 ha preso vita quel percorso di democratizzazione dei mercati privati che abbiamo promosso per primi in Italia e che oggi ci pone tra le società più attive sul segmento con oltre otto miliardi di masse gestite, più di 70 prodotti lanciati nelle diverse asset class, 45mila clienti, 1.100 aziende supportate e 50.000 nuovi posti di lavoro creati. Risultati importanti che sottolineano come l’economia reale sia una nuova frontiera non solo degli investimenti ma anche della consulenza finanziaria, con importanti opportunità per i suoi professionisti. Studi condotti dimostrano che un’allocazione del 30% sui mercati privati ha un impatto positivo sulla performance complessiva del portafoglio e sul contenimento della volatilità e secondo la nostra esperienza i professionisti che hanno capito la valenza di questo mondo crescono il doppio degli altri coniugando performance e ricavi”.
Questo ha comportato anche un cambiamento della figura del consulente?
“In un contesto caratterizzato anche da una ormai costante desertificazione bancaria, che in poco più di 10 anni ha visto la chiusura di oltre 11.000 sportelli bancari con la conseguenza che ne sono sprovvisti più di 3.000 comuni, cioè circa il 7% degli italiani, ha preso forma un modello di servizio alternativo il cui fulcro è quello che in Azimut abbiamo definito il Corporate Fintech Consultant. Si tratta dell’evoluzione della figura del consulente finanziario che poggia su tre pilastri: economia reale, per offrire agli investitori rendimenti più interessanti e aiutare le imprese a reperire capitali; servizi corporate, per rispondere alle esigenze di finanza ordinaria e straordinaria; piattaforme fintech che offrono servizi disruptive con tutti i vantaggi della tecnologia in termini di velocità, prossimità e innovazione”.
Per i servizi corporate a quale tipologia di impresa vi rivolgete?
“L’obiettivo è quello di replicare con le imprese quanto già fatto con i clienti privati. Il patrimonio delle reti di consulenza, infatti, negli ultimi dieci anni è aumentato del 167% con un’alta soddisfazione da parte delle famiglie seguite. L’economia italiana è fondata sulle piccole e medie imprese, cinque milioni di Pmi che rappresentano circa il 70% del fatturato del nostro paese, e in particolare 1,8 milioni di queste con fatturati tra 250 mila e 250 milioni sono vicine anche territorialmente al mondo dei consulenti finanziari. È quindi verso il tessuto produttivo che ci rivolgiamo con un nuovo modello di servizio che fa leva sulla forte presenza territoriale della nostra rete di 1.850 consulenti finanziari e su un ecosistema, il più grande in Italia, composto da 10 società – tra le quali Azimut Direct, realtà fintech specializzata in soluzioni di debito ed equity, e Azimut Marketplace, punto di accesso privilegiato per le Pmi a servizi, finanziari e non, dei migliori player del mercato – dedicato a supportare le imprese con prodotti e servizi funzionali ai diversi momenti della loro crescita. E da qualche mese ha preso vita anche PickaBù, una innovativa piattaforma di marketing dedicata alle migliori aziende italiane emergenti in cui abbiamo investito con i nostri fondi e che permette ai consulenti di far toccare con mano ai clienti gli investimenti in economia reale, promuovendo un circolo virtuoso di supporto reciproco tra investitori, clienti e aziende. Persona, famiglia e azienda, è su queste tre dimensioni che collochiamo il ruolo del consulente finanziario il quale, unendo il risparmio all’economia reale con attenzione anche alle componenti Esg, restituisce al cliente una value proposition unica”.
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