Mediobanca-Mps, i numeri a confronto: ricavi, utili, capitalizzazione e dipendenti

MILANO – Una banca d’investimento da una parte, quella lanciata nell’immediato dopoguerra su impulso della Banca commerciale italiana (con Credito Italiano e poi anche Banco di Roma) per allacciare un “rapporto diretto fra il mercato del risparmio e il fabbisogno finanziario per il riassetto produttivo delle imprese”. Mediobanca ha attraversato da protagonista la storia del capitalismo italiano, con la quotazione in Borsa nel 1956 e poi, nel 1988, la sua privatizzazione. E dall’altra parte una banca con vocazione commerciale tradizionale, le origini nel Monte di Pietà (Monte Pio) del 1472, e una recente storia di rilancio. Vediamo i numeri delle due banche protagoniste dell’Offerta partita da Siena verso Milano, e giudicata “ostile” da quest’ultima.

Mediobanca, dubbi e pareri di mercato e analisti sull’offerta di Mps

I numeri del Monte…

Nell’ultimo bilancio completo del Monte dei Paschi (quello del 2023) si legge di un istituto che ha realizzato ricavi complessivi per 3.797 milioni di euro, con un aumento del 21,7% rispetto all’anno precedente spiegato dalla crescita del margine di interesse (+49% a 2.292 milioni) che è stato spinto dallo scenario favorevole dei tassi, allora elevati e poi ridiscesi.

Il risultato operativo netto è stato di 1.511 milioni, l’utile di esercizio di 2.052 milioni di euro. E’ stato, il 2023, l’anno del ritorno al dividendo dopo la cura Lovaglio e i salvataggi pubblici.

Stando alle proiezioni del piano al 2028, i ricavi di Mps (senza contare l’eventuale operazione su Mediobanca) sono visti a 4.056 milioni, mentre il risultato operativo a 1.742 milioni. Anche nel caso della solidità patrimoniale, si vede in crescita al 18,5% (Cet1) nel piano al 2028, mentre nella nota di annuncio dell’Ops su Piazzetta Cuccia si parla di un Cet1 Ratio pro-forma del 16 per cento.

…e quelli di Mediobanca

L’ultimo bilancio annuale di Mediobanca è invece quello al 30 giugno 2024 (l’esercizio non si sovrappone all’anno-solare). Un bilancio “record” quello presentato la scorsa estate da Alberto Nagel e con ricavi in crescita a 3,6 miliardi e utile netto balzato del 24% a 1,27 miliardi. In crescita, nell’esercizio, tanto il margine d’interesse (quasi 2 miliardi, +10,2%) che le commissioni (939 milioni) con un ultimo periodo spinto molto dall’investment banking. Proprio sul corporate e investment banking, Piazzetta Cuccia per la prima volta nell’esercizio 2023-24 ha visto l’attività estera superare per ricavi quella in Italia. Senza dimenticare il wealth management, che vale la metà delle commissioni di gruppo e su cui punta il management nel suo piano di sviluppo. E l’apporto di Generali, di cui Mediobanca ha il 13,1%, superiore al mezzo miliardo. Con una solidità patrimoniale confermata poco sopra il 16%, al 15,2% considerando il nuovo piano di riacquisto di azioni proprie.

Numeri che hanno consentito a Piazzetta Cuccia di remunerare gli azionisti con un assegno da oltre 1 miliardo: al monte dividendi da quasi 900 milioni si sommano infatti le risorse destinate a un primo buyback da 200 milioni, rinnovato in estate con un secondo piano da oltre 300 milioni.

Sul mercato, alla vigilia dell’annuncio dell’Ops del Monte dei Paschi, Mediobanca valeva 12,6 miliardi di euro e il Monte dei Paschi 8,8 miliardi. Gli analisti di Equita sintetizzano così la ratio vista da Mps nell’operazione: quella di “creare un nuovo campione nazionale con un modello di business distintivo, integrato in tutti i principali segmenti (retail, wealth management e cib), in grado di combinare le attività commerciali con quelle di gestione patrimoniale e investment banking”.

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