Mps promossa da Fitch ora punta al terzo polo con Banco-Bpm
MILANO – La presa di piazzetta Cuccia partirà – potenza evocativa delle date – il 14 luglio. Ma l’avvio dell’Ops potrebbe essere solo l’inizio della rivoluzione senese sul mondo del credito. Mentre Mps incassa la promozione dell’agenzia di rating Fitch, il mercato già ipotizza infatti le prossime mosse di Siena verso la creazione del sempre evocato e mai realizzato terzo polo bancario. Non lo esclude per nulla Luigi Lovaglio, l’ad di Mps, che in un’intervista a Il Sole 24 Ore dà per fatta la conquista di Mediobanca – complice anche la decisione di accontentarsi di una soglia minima del 35% che per i senesi dovrebbe comunque consentire il controllo di fatto – e dice che «l’operazione crea anche i presupposti per una seconda fase di crescita».
Una fase di cui potrebbe essere protagonista anche Banco-Bpm, visto che Unicredit appare sempre meno intenzionata – o per meglio dire sempre più impossibilitata dai paletti del governo – a procedere nella sua offerta sulla banca milanese. Secondo fonti finanziarie Orcel avrebbe al momento sospeso anche i colloqui con i soci su questo dossier.
Mps ottiene appunto un giudizio positivo di Fitch, che ieri ha alzato il suo rating a lungo termine da BB+ a BBB- (tornando a investment grade) con outlook stabile, considerando «i miglioramenti strutturali» della banca. Per Fitch, se l’acquisizione di Mediobanca si farà, «l’impatto sul capitale e i rischi di esecuzione dovrebbero essere gestibili e coerenti con il rating».
Ma la banca senese può contare anche sul sostegno del governo: ancora negli ultimi giorni il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ha sottolineato il suo apprezzamento per le mosse di Siena, tornando a parlare appunto del terzo polo bancario.
E proprio la Lega è stata ed è la più strenua oppositrice dell’offerta di Unicredit su Banco-Bpm ed ha concorso, assieme al resto dell’esecutivo e nonostante le perplessità di Forza Italia, ad applicare un inedito e rigoroso golden power per un’operazione fatta da una banca italiana come quella guidata da Orcel.
Con l’offerta di Siena alle porte, Mediobanca riunirà a giorni il cda per ribadire il suo no, ma l’ad Alberto Nagel sembra aver esaurito le mosse di contrasto, in primis quell’offerta su Banca Generali che ha congelato quando ha capito che i numeri non sarebbero stati dalla sua parte.
Anche la fuga di azionisti storici di Mediobanca – Mediolanum, nel cui capitale è la famiglia Berlusconi, il gruppo Gavio (concessioni autostradali), il gruppo Monge e la famiglia di siderurgici Pittini – ha un sapore agrodolce per il management di piazzetta Cuccia: se infatti la vendita di titoli appare dettata da scarsa fiducia nel progetto Mps, proprio le cessioni degli ultimi giorni hanno fatto calare il titolo Mediobanca (ieri stabile a +0,1%) riducendo il gap di valutazione con Mps e rendendo quindi più agevole l’operazione senese. Un’Ops che si concluderà – e anche qui non manca una data evocativa – il prossimo 8 settembre.
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