Pannelli fotovoltaici a fine vita: il sistema di finanziamento è inadeguato

Il sistema di finanziamento per la gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici non incentivati – quelli installati fuori dai Conti Energia – rischia di non essere in grado di sostenere i costi reali del riciclo. Oggi il meccanismo si basa su piccoli contributi versati dai produttori e accantonati in trust separati per ogni pannello immesso sul mercato. Ma quel contributo, spesso vicino a un euro, non basterà a coprire trasporto, smontaggio, rimozione delle sostanze pericolose e riciclo quando quei moduli arriveranno a fine vita.

A lanciare l’allarme è lo studio “La gestione del rifiuto fotovoltaico in Italia: un nuovo modello di finanziamento” del Laboratorio Ref Ricerche, che invita a intervenire proprio mentre la Legge di Delegazione Europea 2024 chiede di riordinare la disciplina nazionale. “Nei prossimi anni vedremo una crescita esponenziale dei pannelli da smaltire”, spiega Giorgio Arienti, direttore generale di Erion Weee. “I contributi oggi accantonati nei trust dei consorzi sono del tutto insufficienti e rischiamo un disastro ambientale se non si interviene subito”. I numeri sono chiari: oggi sono oltre 300 milioni i pannelli installati in Italia e altri 20 milioni arriveranno entro il 2050. I moduli da smaltire passeranno dai 427 mila del 2025 a oltre 12 milioni nel 2050, pari a 264 mila tonnellate di Raee fotovoltaici l’anno. Una dinamica che mette a rischio la capacità operativa e finanziaria dei consorzi.

Il sistema attuale incentiva inoltre una “corsa al ribasso”: per attrarre i produttori, molti consorzi hanno ridotto il contributo unitario al minimo, senza tenere conto dei costi futuri. “È un paradosso”, osserva Arienti. “Nei trust ci sono milioni di euro, ma non abbastanza per garantire il corretto riciclo di ogni singolo pannello”. In assenza di risorse adeguate, aumenta il rischio di comportamenti opportunistici: esportazioni verso Paesi senza impianti idonei o abbandono dei moduli nell’ambiente, in violazione delle norme europee sul recupero di vetro, alluminio, silicio e argento.

Per evitare questa deriva, Erion Weee propone di adottare anche per il fotovoltaico il modello “generazionale” già utilizzato per gli altri Raee domestici: ogni anno i produttori presenti sul mercato coprono i costi del fine vita dei rifiuti generati in quell’anno. Un sistema più equo e adattabile a un settore in forte crescita, dove nuovi produttori possono compensare chi esce dal mercato. “Gli impianti di trattamento si stanno preparando ad accogliere volumi crescenti”, conclude Arienti. “Ora serve un modello di finanziamento sostenibile, per evitare l’esplosione di una bolla che avrebbe conseguenze economiche e ambientali enormi”.

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