Pezzotto, siti esca per stanare i clienti dei siti pirata

ROMA – Se pensate di abbonarvi a un sito pirata, se sognate di guardare le partite, le fiction, i film, gli show con un pugno di euro l’anno, mettete nel conto che non tutto finirà liscio.

Da un anno, le forze dell’ordine hanno messo in campo un’arma in grado di scombinare i piani dei clienti del pezzotto.

Il sito pirata che vi chiede di condividere il nome e cognome, con tanto di carta di credito personale, in realtà potrebbe fare capo agli inquirenti.

Migliaia di accessi

In Internet, da un anno, ci sono dei siti esca (opera delle forze dell’ordine) che hanno un preciso obiettivo: attirare gli utenti comuni acquisendo la prova della loro condotta illegittima.

E lo stratagemma ha funzionato anche perché questi siti esca sono perfetti e del tutto indistinguibili dai veri siti pirata.

Nella mani degli inquirenti, ci sono così centinaia di nomi di italiane e italiani che hanno tentato di godersi la Serie A o le migliori fiction senza abbonarsi a Dazn, Sky, Infinity. Dunque illegalmente.

Pressione per le multe

L’iniziativa delle forze dell’ordine rientra in una precisa strategia che piace molto sia a Dazn e sia alla Lega di Serie A, determinate ad arginare il fenomeno della pirateria. Fenomeno che procura danni per 300 milioni di euro al sistema calcio, ogni anno.

Sia Dazn e sia la Lega Calcio vogliono un salto di qualità nel contrasto al fenomeno del pezzotto: invocano le multe – da 500 e fino a 5.000 euro – alle persone comuni che non pagano un abbonamento regolare.

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L’effetto deterrenza

Esiste anche una stima sulle multe minime che sarebbero necessarie, ogni mese, per ottenere un effetto deterrenza: sono 10 mila.

Se ogni mese 10 mila persone ricevessero una sanzione per l’uso del pezzotto, e la notizia arrivasse ai media, in decine di migliaia abbandonerebbero la strada della pirateria, preoccupate di essere sanzionate.

In questo contesto, quattro soggetti (Lega di Serie A, Lega di Serie B, Dazn e Sky) hanno chiamato in causa un gigante statunitense dei servizi Internet, come Cloudflare.

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La sentenza di Milano

La tesi dei quattro accusatori, scritta in un esposto al Tribunale civile di Milano, è che le tecnologie di Cloudflare – in sé legittime – alla fine finiscano con l’aiutare i pirati del calcio.

Il riferimento, ad esempio, è alle Vpn che consentono alle persone di andare in Rete, anche verso siti illegali, occultando il loro “numero di targa”, l’indirizzo Ip.

E il Tribunale civile dà adesso ragione alle due Leghe, a Dazn e Sky. Cloudflare non potrà più vendere ai criminali del pezzotto i servizi che questi usano con finalità illecite.

Tra le altre cose, il Tribunale civile ordina a Cloudflare di comunicare gli indirizzi IP reali (dunque l’identità) delle persone che hanno usato due suoi servizi (Dns e Vpn, appunto) per collegarsi alle emittenti pirata senza lasciare tracce apparenti.

Il pressing su Catania

In questo stesso quadro, a novembre 2024 Dazn ha chiesto alla Procura di Catania i nomi di tutte le italiane e gli italiani che hanno visto le partite illecitamente.

Dazn pensa che la Procura catanese abbia trovato questi nomi mentre sgominava una organizzazione criminale del pezzotto con ramificazioni internazionali.

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