Retail nel 2026: il futuro si gioca tra cybersecurity, AI e nuove missioni di benessere
Il retail è entrato in quella fase in cui i cicli lunghi non esistono più: i consumatori cambiano aspettative, i costi oscillano, la sostenibilità diventa dovere quotidiano, la tecnologia accelera. IGD, nel suo nuovo “Global Retail Trends 2026”, fotografa un settore che cerca stabilità sapendo che la stabilità, di fatto, non esiste più. Sette i trend individuati: sette direzioni che ridisegnano l’agenda strategica dei retailer internazionali, dal presidio della cybersecurity alla maturità del retail media, passando per la salute come nuova missione commerciale.
L’Italia dentro i trend globali: un mercato veloce, ma con le sue regole
Pur non essendo oggetto di un capitolo dedicato nel report, l’Italia emerge chiaramente nello specchio dei macro driver descritti da IGD: è un Paese in cui la domanda di benessere e di prodotti funzionali cresce più rapidamente dell’offerta, dove la prossimità si è trasformata in un valore sociale oltre che commerciale, e dove la pressione geopolitica pesa sui costi dei freschi e delle materie prime. Il risultato è un retail costretto a muoversi in un equilibrio instabile: da un lato investire in AI, infrastrutture resilienti, nuovi formati; dall’altro mantenere la promessa di valore in un momento in cui il consumatore italiano è attento, informato, selettivo. Nello scenario descritto da IGD, il nostro mercato è un terreno in cui le tendenze globali arrivano rapidamente, ma vengono filtrate da un contesto culturale che premia autenticità, cura dell’assortimento e rassicurazione.
Cybersecurity: la nuova frontiera del punto di vendita
IGD indica la sicurezza informatica come primo trend globale. Nel 2026 la cybersecurity evolve e non sarà più solo competenza tecnica, ma un vero e proprio scudo reputazionale; perché un attacco non blocca solo i sistemi: incrina la fiducia, ferma la supply chain, interrompe la relazione con il cliente. Ecco perché la difesa digitale si sposta a livello di board; è un cambio di postura che non riguarda solo le big tech del retail, ma ogni insegna che tratta dati, pagamenti e servizi.

AI: da promessa a ingranaggio centrale del modello di business
L’intelligenza artificiale, per IGD, diventa il motore della rivoluzione retail. Non un prototipo, non un progetto pilota ma un sistema che ottimizza la logistica, prevede la domanda, migliora le strategie di prezzo e rinnova la relazione con il cliente. L’AI permette di governare operazioni complesse in un contesto instabile. La sfida è doppia: restare competitivi senza sovraccaricare infrastrutture fragili.
Retail media: l’età adulta
Il report segnala che alcuni retailer, in alcuni mercati, raggiungeranno un livello di maturità tale da cambiare lo scenario competitivo. Il retail entra finalmente nel business della monetizzazione dei propri spazi -sia fisici sia digitali- trasformando l’audience in ricavo. Un passaggio che richiede rigore nell’uso dei dati, chiarezza verso i consumatori e capacità di dare valore alle impression, non solo di generarle.
Un mondo sugli scaffali: globalizzazione del gusto e nuova profondità dell’assortimento
Quello che IGD descrive come “race to capture the world on their shelves” è molto più di una semplice apertura al cibo etnico; è un lavoro sottile che unisce globalizzazione dei gusti, sensibilità culturale e capacità di raccontare l’origine dei prodotti. L’assortimento si arricchisce di sapori provenienti da cucine diverse, ma non basta più introdurre un ingrediente nuovo o un riferimento trendy: il consumatore cerca autenticità, riconoscibilità, una storia coerente con il prodotto e con chi lo propone.
Il 2026 sarà l’anno in cui questa diversità diventa una strategia competitiva. Le insegne cureranno assortimenti che parlano a comunità differenti, non con operazioni cosmetiche ma con un lavoro di segmentazione profonda. Il gusto globale non è infatti monolitico: chiede nuance, provenienze precise, tradizioni raccontate con cura. A questo, si aggiunge la dimensione emozionale: storytelling, ritualità stagionali, collaborazioni culturali. Il punto di vendita diventa così una sorta di passerella gastronomica che celebra identità e contaminazioni, ridando senso a categorie che da anni cercavano nuove leve per tornare a crescere. È un cambiamento che, in Italia, incontra una sensibilità duplice: la forte identità culinaria locale e la crescente curiosità verso il mondo. Due forze che, se ben orchestrate, possono generare valore.
Convenience: quando la prossimità diventa un’abitudine mentale
IGD racconta una convenience che cambia natura. Non più solo formato, ma mindset. Il cibo deve essere consumabile in pochi minuti, non in giorni, con la conseguente erosione dell’assortimento grocery tradizionale. Un’evoluzione che mescola retail e foodservice, creando nuove aspettative sul ruolo del punto di vendita: meno dispensa, più soluzione immediata.
Health missions: più ampie, più profonde, più quotidiane
La salute non è più “categoria”: è missione. IGD sottolinea come i retailer affronteranno un numero crescente di bisogni legati al benessere in modo più significativo, andando oltre il “better for you” per arrivare a prodotti funzionali, percorsi preventivi e risposte personalizzate. Una spinta trainata tanto dalla domanda quanto dalla pressione normativa e culturale.
La guerra allo spreco: la sostenibilità come pratica operativa
Ridurre lo spreco alimentare significa trasformare il packaging in un imperativo operativo. Nei prossimi anni, secondo IGD, i retailer intensificheranno gli investimenti per tagliare gli scarti lungo tutta la filiera. La sostenibilità non è solo una leva reputazionale: è un differenziale economico in tempi di costi elevati.
2026: tra innovazione e identità, la selezione diventa strategia
Come ricorda Toby Pickard, Senior Partner di IGD Retail Futures, saranno “agilità, rilevanza ed esecuzione a definire i leader di domani”. Una frase che sintetizza bene il senso del report: il 2026 non sarà l’anno del “fare tutto”, ma del fare bene ciò che serve. Il retail globale si muove verso un equilibrio delicato: innovazione spinta, cura dell’assortimento, responsabilità ambientale. Per l’Italia, chiamata più di altri mercati a bilanciare valore e identità, questa selezione sarà la vera sfida strategica.
*direttore di Markup e Gdoweek
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