Rinnovabili al record con 7 GW di capacità

Il 2024 è stato un anno record per le fonti energetiche rinnovabili in Italia: quasi 7 gigawatt (GW) installati, con 6 GW di fotovoltaico e 614 MW di eolico, che fanno salire l’installato complessivo a circa 76 GW. Numeri che si traducono in una crescita di poco superiore al 15% rispetto al 2023, quando si sono installati 5,7 GW. Secondo le analisi del Politecnico di Milano, è stata una crescita con un rallentamento rispetto al periodo di ripartenza delle fonti rinnovabili, cioè dopo gli anni 2021 e 2022 quando le nuove installazioni si sono fermate rispettivamente a 1,3 GW e 3 GW. A perdere terreno sono stati gli impianti fotovoltaici di taglia inferiore a 1 MW che, complice l’esaurirsi dell’effetto super ecobonus, si sono fermati a soli 4,6 GW con una crescita del 12% (la più bassa) rispetto all’anno precedente. Invece l’eolico è aumentato del 48% sul 2023, anche se l’energia prodotta dal vento ha un peso ancora marginale rispetto a quella prodotta dal sole: vale circa il 10% dell’installato fotovoltaico.

Per il 2025, le stime del Polimi prevedono una crescita vicina o quasi ai livelli del 2024. “I primi mesi dell’anno stanno dando segnali più ottimistici rispetto al pessimismo che avevamo interpretato lo scorso maggio, anche se la frenata rispetto al ritmo di crescita dell’ultimo triennio è indubbia. Con buona probabilità, potremmo ripetere i risultati complessivi dello scorso anno attorno ai 6 GW, con una prevalenza decisa del fotovoltaico”, dichiara Davide Chiaroni, co-fondatore e vicedirettore di Energy&Strategy School of Management del Politecnico di Milano.

Tuttavia, questi numeri confermano che il nostro Paese non è ancora allineato con i target di decarbonizzazione fissati per il 2030 dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec). La ragione di questo mancato allineamento sta nella difficoltà a sviluppare il segmento degli impianti di grande taglia per i problemi legati al consumo di suolo e un sistema di aste per le tariffe di remunerazione dell’energia prodotta non in linea con il reale costo degli impianti e con l’andamento di mercato del prezzo dell’energia.

“Se guardiamo agli obiettivi Pniec di 107 GW tra fotovoltaico ed eolico, ad oggi mancano all’appello circa 57 GW. Per raggiungerli nei 6 anni ‘scarsi’ che mancano alla fine del 2030 dovremmo installare quasi 10 GW all’anno, di cui 2,5 di eolico. È quindi oggettivamente difficile raggiungere questi numeri”, obietta Chiaroni.

Il paradosso è che i dati di Terna, aggiornati al 28 febbraio, dicono che in Italia ci sono più di 354 GW di richieste di connessione alla rete in alta tensione per nuovi impianti da fonte rinnovabile, cioè più di tre volte la potenza prevista dal Pniec al 2030. Richieste che si traducono in 6.110 “pratiche” in attesa di essere approvate, di cui quasi la metà (153,23 GW) riguarda il fotovoltaico, poi eolico onshore (109,77 GW), offshore (88,59 GW), idroelettrico (2,82 GW), geotermico (0,10 GW) e biomasse (0,30 GW, 12). Nella black list, la Puglia è al primo posto (94,93 GW), Sicilia seconda (86,85 GW) e Sardegna terza (54 GW).

Dati alla mano si potrebbe raggiungere gli obiettivi, ma nei fatti l’impresa è ardua. “I problemi riguardano il processo autorizzativo e il successivo allaccio degli impianti alla rete – spiega Chiaroni – Se pensiamo che l’intero Fer 1 dal settembre 2019 al giugno 2024 ha ammesso un contingente di grandi impianti pari a soli 6 GW, ossia quegli impianti che avevano nel frattempo ottenuto la certezza dell’autorizzazione e dell’allaccio”.

“Come in un circolo vizioso – prosegue l’esperto – le molte richieste di autorizzazione e di connessione ingolfano il processo e creano anche incertezza in merito alle esigenze di potenziamento delle infrastrutture. La normazione regionale, poi, con le drastiche prese di posizione contro i grandi impianti, certo non aiuta”.

Anche sul decreto Fer X transitorio, che mette a disposizione 9,7 miliardi di euro per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili “mature” entro il 31 dicembre 2025, Chiaroni solleva qualche dubbio: “Questa misura ha un contingente potenziale di 14 GW per le procedure di bando che verranno aperte entro la fine dell’anno, ragionevolmente una sola per i tempi tecnici necessari, e poi si dovrà attendere il Fer X a regime per vedere i successivi. Pertanto, è improbabile che si saturi questo contingente nel 2025”.

Quali misure servirebbero? “Passare alla condizione di regime sul Fer X; risolvere le controversie con le Regioni sulle aree idonee, rinegoziando il contributo di installazioni atteso per il raggiungimento degli obiettivi su un orizzonte almeno 2035; stabilizzare finalmente il processo autorizzativo (iter, documentazione, soggetti coinvolti); e procedere con un piano straordinario di smaltimento delle richieste di autorizzazione e allaccio, con l’obiettivo di portare in maggiore equilibrio il sistema”, conclude Chiaroni.

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