Roma riscopre i ritratti di Carlo Maratti

Fino al 16 febbraio Palazzo Barberini celebra Carlo Maratti con una mostra dedicata alla sua attività di ritrattista. Curata da Simonetta Prosperi Valenti Rodinò e Yuri Primarosa, ‘Carlo Maratti e il ritratto. Papi e principi del Barocco romano’ mette in scena i penetranti ritratti dei protagonisti della corte romana della seconda metà del ’600. Organizzata in occasione della pubblicazione del catalogo ragionato delle opere dell’artista marchigiano, l’esposizione analizza i capolavori eseguiti dal maestro per importanti personalità del tempo come Clemente IX Rospigliosi o i membri della famiglia Barberini.

Nato nel 1625, Carlo Maratti giunge a Roma ancora adolescente per entrare nella bottega di Andrea Sacchi. Soprannominato ‘Carluccio delle Madonne’ la sua fortuna è legata prevalentemente a quadri di soggetto sacro eseguiti per chiese della Capitale come Santa Maria del popolo o la Chiesa del Gesù. Protetto dal teorico d’arte Giovan Pietro Bellori, Maratti svolge un’intensa attività pittorica soprattutto durante il pontificato di Alessandro VII.

La sua produzione classicheggiante con echi da Reni e Pietro da Cortona è influenzata dal maestro Sacchi, dallo studio di Raffaello e dai pittori carracceschi. Nonostante la sua figura sia celebre anche per i vasti cicli di affreschi a Palazzo Altieri e Villa Falconieri a Frascati, Maratti fu un ritrattista di fama europea. I suoi dipinti dallo stile aulico e solenne consegnano il personaggio ritratto alla posterità, rappresentandolo tra oggetti scelti appositamente per svelarne rango, professione, gusto, aspirazioni e interessi.

Nella sala di Palazzo Barberini dedicata alla rassegna ritroviamo i ritratti di Maria Maddalena Rospigliosi Panciatichi, del Principe Maffeo Barberini e del cardinale Giacomo Rospigliosi. Non manca la raffigurazione di Papa Clemente IX Rospigliosi per il quale il pittore ebbe l’onore di poter rimanere seduto mentre dipingeva, perché la sua ispirazione non venisse in alcun modo turbata dalla stanchezza. Il dipinto è accostato al mirabile ritratto dello stesso pontefice realizzato da Giovan Battista Gaulli per suggellare l’incontro di due stili apparentemente inconciliabili dell’arte seicentesca: il classicismo aggraziato ed elegante di Maratti e il barocco di Gaulli.

Fra gli amici raffigurati da Maratti segnaliamo lo storico dell’arte Giovan Pietro Bellori, rappresentato su tela in occasione dell’uscita di una sua raccolta di biografie, scritta su modello delle Vite del Vasari. Pubblicata nel 1672 ‘Le vite de’ pittori scultori e architetti moderni’ sanciva la preminenza del classicismo sul naturalismo e una nuova idea di ‘bello’ condivisa con l’amico pittore, fondata sul culto delle antichità classiche.

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