Sextortion, come prevenire le estorsioni online a carattere sessuale e cosa fare per porvi rimedio
Tra le conseguenze negative portate dalla diffusione capillare dei social network ci sono le estorsioni di carattere sessuale, ovvero le “sextortion”. Una forma di ricatto in cui le immagini intime vengono usate per estorcere denaro, prestazioni sessuali o altro. Ma il messaggio dev’essere chiaro: le vittime non sono mai da colpevolizzare. Questo è stato il tema dell’incontro, non a caso intitolato “Non è mai colpa tua”, organizzato da Meta, PermessoNegato e AssoInfluencer e moderato da Diletta Leotta, ambasciatrice Meta per la sicurezza.
L’evento, organizzato negli uffici milanesi di Meta, è servito anche per ricordare gli strumenti implementati dall’azienda sulle proprie piattaforme (Facebook, Instagram, Messenger e Whatsapp) e la collaborazione con realtà come PermessoNegato e Take it Down, che si occupano di offrire supporto tecnologico e orientamento legale alle vittime di sextortion e violenza online. “Siamo consapevoli dell’impatto che fenomeni come la sextortion possono avere sulle persone, soprattutto sui più giovani, che spesso sono troppo spaventati per chiedere aiuto”, ha dichiarato Laura Bononcini, public policy director di Meta per l’Europa meridionale. “Contribuiamo da anni per supportare la tecnologia di riconoscimento delle immagini per l’identificazione e la rimozione di contenuti Ncii (contenuti intimi non consensuali), e le realtà che la utilizzano. Abbiamo regole severe contro nudità e attività sessuali, e contro la condivisione di immagini intime non consensuali – siano esse reali o generate dall’IA – e rimuoviamo tali contenuti ogni volta che ne veniamo a conoscenza”.
A discutere del fenomeno c’erano anche Matteo Flora e Nicole Monte, presidente e vicepresidente di PermessoNegato. “In questi casi si parla di crimine di vergogna, perché chi subisce il ricatto tende a non denunciare e a non chiedere aiuto”, ha spiegato Matteo Flora. “Ma ci sono tre cose che la vittima può fare: innanzitutto ricordarsi che non si è da soli, ma esistono delle reti di supporto specifiche. Poi si devono usare gli strumenti messi a disposizione dalle piattaforme online e, infine, agire per evitare la proliferazione delle immagini, innanzitutto segnalando il profilo e bloccando la condivisione. Quello che non si deve mai fare”, ha concluso, “è credere che facendo finta di niente si risolva il problema”. Flora ha sottolineato come manchi lo stigma sociale su chi attua questo tipo di ricatti, anche perché, come ribadito da Nicole Monte, spesso tutto parte come un atto goliardico, magari per “farsi quattro risate su un gruppo Whatsapp”. Il che rende ancora più difficile la prevenzione.

La consapevolezza è un concetto chiave su cui si è soffermato anche Jacopo Ierussi, presidente di AssoInfluencer, associazione preposta a promuovere e tutelare i creatori di contenuti online. Ierussi ha sottolineato come i creator possano essere un punto di riferimento e di ascolto per le comunità digitali, rappresentando un primo canale di supporto per le vittime e un megafono per diffondere cognizione del fenomeno. Durante l’incontro sono stati infine annunciati due workshop dedicati a giornalisti e creator, sempre sul tema della sextortion e organizzati da PermessoNegato col supporto di AssoInfluencer e Meta, in programma il 10 novembre a Milano e il 19 novembre a Roma.
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