Social e disinformazione, gli adolescenti soli davanti alle fake news

Il social sul quale i ragazzi con meno di vent’anni passano più tempo è TikTok. Una media di 2,4 ore al giorno. Seguono Instagram, WhatsApp e Threads. Ma perché vengono utilizzati proprio questi canali e quali sono i contenuti che interessano di più le nuove generazioni? Innanzitutto, per rispondere a queste domande, bisognerebbe comprendere che i social non sono solo spazi irreali, distaccati e senza alcun impatto sulla vita dei più giovani, ma parte integrante del loro modo di approcciarsi al mondo. Sono soprattutto gli adulti a non aver ancora compreso che, in molti casi, “virtuale è reale”, spiega Rosy Russo, presidente e founder di Parole O_Stili.

L’indagine

Aiuta ad essere più consapevoli sfogliare i dati che emergono da una ricerca realizzata da Ipsos, Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e Parole O_Stili con il contributo di Fondazione Cariplo, che ha coinvolto oltre 4.800 studenti di scuole medie e superiori. Uno studio che mette a confronto l’autopercezione degli adolescenti con i loro comportamenti sui social e che indaga in particolar modo il loro rapporto con le fake news. L’indagine è stata presentata in occasione del Festival della comunicazione non ostile a Trieste.

Cosa fanno i ragazzi sui social

È vero infatti che gli adolescenti usano i social soprattutto per conversare ( 74%) e per leggere i post dei loro contatti (69%), ma la metà di loro li utilizza anche come canale di informazione. Un caleidoscopio di contenuti, dai quali è difficile distinguere il vero dal falso. Sono convinti di essere in grado di riconoscere una fake news sui social 7 ragazzi su 10, e 3 su 4 dichiarano di fare fact checking su fonti affidabili.

Giovani e fake news

Tuttavia, il 31% dei giovani utenti mette like alle fake news presentate. Interessante che il modo di interagire degli adolescenti non è però quasi mai attivo: un ragazzo su tre ammette di commentare spesso i post dei suoi contatti, mentre poco più di 1 su 4 pubblica proprie foto o video. Succede anche per le notizie false: sono ricondivise solo dal 7% dei giovani. Ma c’è un fattore che più di tutti determina i picchi di questa percentuale: il tempo trascorso su un social. Chi li usa 3-4 ore al giorno condivide 5,5 volte più fake news e mette 12 volte più like rispetto a chi invece li usa meno di un’ora.

Manca la guida degli adulti

I giovani non sono però così sprovveduti. Secondo gli intervistati, le notizie (anche false) sui social influenzano opinioni e comportamenti delle persone, per questo condividerle senza averne prima verificato la veridicità è considerato un comportamento grave. Ecco perché per l’80% dei ragazzi e delle ragazze l’educazione scolastica dovrebbe fornire strumenti utili a riconoscerle. “Ciò che manca davvero è la consapevolezza da parte degli adulti della responsabilità ad abitare la rete, a vivere in quella cultura digitale che è propria dei nostri figli e delle nostre figlie. I dati parlano chiaro: solo un genitore su tre affronta il tema di Internet in famiglia, lasciando molti ragazzi senza punti di riferimento in un contesto che invece richiederebbe guida e responsabilità condivisa.” conclude Russo. D’altronde, verrebbe da chiedersi, sono più gli adolescenti o gli adulti a condividere fake news sui social?

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