Sung Cho (GS Asset Management): “La sicurezza economica è il nuovo megatrend globale”

L’incerto contesto geopolitico globale, segnato da tensioni commerciali, guerre, crisi energetiche e ridefinizione delle catene del valore, sta spingendo governi e aziende a rafforzare la propria sicurezza economica e a riconsiderare il concetto stesso di “resilienza” che oggi non abbraccia più solo la protezione militare, ma anche la difesa delle infrastrutture strategiche, dell’approvvigionamento energetico e della sovranità tecnologica. Un cambiamento che fa della sicurezza economica uno dei megatrend centrali per il futuro, aprendo nuove opportunità di investimento nei settori industriale, energetico, della difesa e della cybersecurity. A tracciare il quadro è Sung Cho, portfolio manager del team Us value equity e gestore del Gs Future Economic Security di Goldman Sachs Asset Management.

“Dopo decenni di crescente interdipendenza globale, oggi si assiste a una transizione verso un mondo multipolare, dove i Paesi devono fare i conti con la necessità di rafforzare la propria autonomia strategica”, sottolinea Cho, per il quale in questo contesto il concetto di resilienza economica diventa fondamentale, rendendo necessari investimenti mirati per proteggere e rafforzare le infrastrutture nazionali, l’approvvigionamento energetico e la capacità produttiva locale. “Come ha sottolineato l’ex presidente della Bce Mario Draghi, l’accesso a fonti energetiche sicure è il primo passo”, osserva il portfolio manager. “In questo scenario, emergono aziende ben posizionate per cavalcare la trasformazione. Ad esempio, negli Stati Uniti, dove per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, diverse realtà si sono specializzate nel trasporto di gas naturale liquefatto (Lng) verso l’Europa. La costruzione di terminali Lng e gasdotti rappresenta oggi un punto di snodo strategico, con investimenti rilevanti soprattutto in aree come il Texas, dove stanno sorgendo strutture energetiche all’avanguardia”.

Ma l’autonomia strategica non si gioca solo sul fronte energetico: un altro nodo cruciale è quello tecnologico, con un focus particolare sui semiconduttori. Questi microcomponenti sono infatti fondamentali per il funzionamento di dispositivi elettronici, auto, sistemi industriali, infrastrutture critiche e tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale. La loro carenza durante la pandemia ha evidenziato la vulnerabilità delle filiere globali, spingendo molti Paesi a puntare su produzione locale e controllo dell’intera catena del valore.

Su questo fronte, il reshoring produttivo è ormai una priorità per Washington. “L’obiettivo è arrivare a produrre internamente il 20% del fabbisogno globale di semiconduttori”, spiega Cho, che aggiunge come, in questo contesto, le aziende che realizzano impianti e attrezzature per la fabbricazione di chip rappresentano una buona opportunità di investimento nel lungo periodo.

Anche la sicurezza fisica e militare resta un pilastro irrinunciabile in un mondo instabile. “Il comparto della difesa sta conoscendo una fase espansiva, in particolare in Europa”, sottolinea l’esperto, per il quale permangono tuttavia delle incertezze circa i livelli di spesa che l’Unione Europea sarà effettivamente in grado di sostenere. “Se gli investimenti si concentreranno su armamenti convenzionali — veicoli blindati, sistemi radar, navi, missili — alcune aziende europee potrebbero trarne vantaggio”, osserva. “Anche se il potenziale si estende anche alla difesa cibernetica, destinata a giocare un ruolo crescente nei conflitti ibridi del ventunesimo secolo”.

Proprio da qui si apre un altro fronte decisivo per la sicurezza economica: la cybersicurezza, diventata centrale nell’era dell’intelligenza artificiale che ha aumentato esponenzialmente i rischi di attacchi cibernetici, obbligando governi e imprese a rafforzare i propri sistemi di protezione. “In questo ambito, le società specializzate in sicurezza informatica sono oggi tra le candidate più forti a beneficiare di questo trend”, rileva Cho, per il quale, in un contesto di crisi della globalizzazione e di riconfigurazione delle filiere produttive, i settori industriali tradizionali stanno tornando centrali.

“La costruzione di nuove fabbriche di semiconduttori, data center, impianti energetici e infrastrutture richiede tecnologie consolidate, competenze ingegneristiche e capacità di realizzazione su larga scala. Le utility elettriche, per esempio, beneficeranno della crescente domanda di energia ad alta intensità, legata ai processi di digitalizzazione e automazione. Anche il gas naturale gioca un ruolo decisivo. È infatti la fonte principale per alimentare i data center e le nuove industrie energivore. Investire in aziende attive lungo tutta la filiera — dall’estrazione al trasporto, fino ai terminali Lng — rappresenta oggi una strategia coerente con le esigenze di resilienza e sovranità energetica”, spiega l’esperto.

Quanto, infine, alle aree geografiche che beneficeranno maggiormente di questi trend, secondo Cho, gli Stati Uniti appaiono per ora in vantaggio nella corsa agli investimenti strategici. “Oltre a un forte sostegno governativo, gli Usa possono contare anche sul forte supporto del settore privato. In Europa, al contrario, le decisioni restano legate a processi politici più lenti e il Vecchio Continente sconta la mancanza di player industriali comparabili a quelli statunitensi – ma siamo più ottimisti sul fatto che, in futuro, un maggior numero di investimenti strutturali come quelli annunciati in Germania andrà a beneficio dell’economia europea nel suo complesso”.

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